La nomina dello storico vice del defunto capo del partito di Dio libanese segnala una continuità con i quadri dirigenti decimati dallo Stato ebraico
A corto di rimpiazzi dopo l’uccisione per mano israeliana dello storico leader Hassan Nasrallah e quella immediatamente successiva del suo sostituto Safieddin, Hezbollah ha scelto la continuità. Naim Qassem, un intellettuale di 71 anni legato anch’egli a doppio filo all’Iran, era stato il vice segretario generale sotto Nasrallah fin dal 1991. Era quindi di fatto il numero due dell’organizzazione.
La sua nomina, ufficializzata in queste ore, smentisce quanti avevano pronosticato che il “partito di Dio” sciita libanese sarebbe ricorso a una leadership segreta, magari collettiva, per evitare il rischio di una nuova decapitazione.
Non è eccessivo, dopo che il regno di Safieddin era durato pochi giorni, definire Qassem un morto che cammina nel mirino di Israele. Il comunicato del Consiglio della Shura di Hezbollah che ne annuncia la nomina è meno aggressivo del solito nei toni, anche se promette che sotto la sua guida arriverà l'immancabile “vittoria sui sionisti”.
L’unica certezza è che, con Qassem, Hezbollah continuerà a essere ciò che sempre è stato, cioè uno strumento di guerra nelle mani di Teheran e uno Stato di fatto all’interno di un Libano sovrano solo di nome.
Risulta infatti da fonti iraniane che il nuovo leader abbia lasciato Beirut già lo scorso 5 ottobre a bordo dell’aereo del
ministro degli Esteri dell’Iran per trasferirsi a Teheran. E dalla capitale della Repubblica islamica trasmetterà la linea per la prosecuzione dal Libano della guerra a Israele voluta dall’ayatollah Khamenei.