Più che uno scontro a fuoco, una guerra di nervi. Con nessuno dei due duellanti disposto a fare passi indietro, ed entrambi convinti che sarà l’altro a dover cedere. Si chiama Enzo De Luca la grana che Elly Schlein non aveva previsto di dover affrontare, non ora che l’attenzione è tutta sul voto in Umbria ed Emilia. Tira dritto, il governatore campano: nonostante il no forte e chiaro del Nazareno, la legge regionale che (secondo lui) può spianare la strada al suo terzo mandato a Palazzo Santa Lucia approderà domani in consiglio, come da calendario. E c’è da scommetterci che sarà approvata, vista la maggioranza bulgara di deluchiani nelle file del Pd campano. Ma tira dritto pure la segretaria dem. Che già pregustava il momento in cui, tra poco meno di un anno, avrebbe potuto salutare per sempre l’ex sindaco sceriffo, cordialmente (e vicendevolmente) mal sopportato: «Possono votare tutte le leggi che vogliono – mette in chiaro Schlein ospite di Fabio Fazio sul Nove –: le regole valgono per tutti. Il Pd non sosterrà presidenti uscenti per un terzo mandato. E se qualcuno non era abituato, è bene che si abitui».
Ufficialmente, per i dem, la linea non cambia. «Il futuro candidato del centrosinistra in Campania non sarà De Luca. Dovrà farsene una ragione», ripetono dal Nazareno i collaboratori più vicini alla leader. Tanto più che, rimarcano dalla segreteria, «è stato De Luca stesso a proporre un documento in cui si afferma che il candidato presidente lo deciderà comunque la coalizione, dopo». E «la Campania è ancora Italia, non un feudo del governatore. Un terzo mandato di fila sarebbe illegittimo». Toni che raccontano bene quale sia il clima, sull’asse Roma-Napoli. Il punto però è che quella legge del 2004 De Luca e i suoi hanno deciso di recepirla solo adesso. Motivo per cui – è la linea dei deluchiani – i mandati passati si azzerano, «come per Zaia in Veneto».
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Il nodo del ricorso
Interpretazione che dal Pd rigettano: «Ma di che parliamo? Quell’atto può essere annullato». Il punto però è che, affinché ciò avvenga, è il governo che deve promuovere una questione di legittimità di fronte alla Corte costituzionale. E deve farlo entro 60 giorni. Ed ecco che anche tra i dem il dubbio comincia a serpeggiare: sicuri che Palazzo Chigi impugnerà quella legge regionale? Non converrebbe piuttosto alla maggioranza lasciar fare De Luca, sperando magari in una sua corsa contro il Pd che spacchi in due il centrosinistra? «Vedremo», riflettono al Nazareno. Ma «lasciar correre sarebbe una grave incoerenza, visto che il centrodestra campano ha già definito quella di De Luca come una legge ad personam». La convinzione, insomma, è che l’esecutivo non potrà che muoversi.
E se così non fosse? In quel caso, il timore di cui neanche si vuol parlare (ma che al Nazareno già si lavora per prevenire) è che il partito campano alle prossime Regionali possa spaccarsi. Da una parte il governatore e i suoi, sostenuti magari da ciò che resta del terzo Polo, dall’altra i dem fedeli alla linea Schlein in asse con i Cinquestelle.
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La previsione
Uno scenario su cui già scommette Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia a Bruxelles e coordinatore regionale campano degli azzurri. «Lo scenario si va delineando – osserva il papabile frontman del centrodestra al voto dell’anno prossimo – Il presidente uscente sarà il terzo polo, e quella fine farà». Perché «quando i consiglieri capiranno che candidandosi con lui non verranno eletti ci sarà il fuggi fuggi». Intanto, un indizio: pure la nuova legge elettorale campana in via di approvazione indicherebbe secondo qualcuno la volontà di De Luca di correre in autonomia. Prevede firme dimezzate per candidarsi, soglia ridotta al 2,5% per le liste e azzerata per le coalizioni. «Norme sartoriali per De Luca e dei suoi consiglieri in caso di cacciata dal Pd», attaccano da Fratelli d’Italia. Dove anche Tommaso Foti ironizza: «I dem a Napoli a favore del terzo mandato, a Roma contro: che sia una forma di autonomia differenziata in salsa Schlein?».