Quindi, oggi...: la guerra in Ucraina, le bombe di Putin e Moggi
- Ieri abbiamo parlato della violenza messa in atto dai collettivi di sinistra a Trento che hanno impedito ad Azione Universitaria, movimento di destra giovanile, di realizzare un banchetto in università. Il motivo? “Fuori i fascisti dall’Ateneo”. Molti hanno commentato: “Perché non parlate anche di quanto successo alla proiezione del film su Berlinguer?”. Ecco, ne parliamo. E spieghiamo perché tirarlo fuori è decisamente fuori luogo. A Roma, durante la proiezione del film sul leader comunista, un gruppetto di 15enni è entrato nella sala, ha disturbato, ha urlato “comunisti di m…” e poi è scappatovia all’arrivo dei dipendenti del cinema. Una pagliacciata? Una ragazzata? Un'aggressione? In ogni caso, un atto da condannare con tutte le forze, ma che necessita due brevi appunti. Primo, fa sorridere che i cultori della contestazione, quelli che difendono a spada tratta il diritto dei giovani green di bloccare le strade di Roma, di silenziare la presentazione di un libro di Eugenia Roccella o di forzare un blocco di polizia come a Pisa, non ritengano legittimo anche manifestare un certo dissenso contro Enrico Berlinguer o il Pci. O meglio: noi, che siano sempre stati contrari alle irruzioni contro Roccella, Capezzone e via dicendo, riteniamo un po’ ipocritica che ci si scandalizzi per due sputi al cinema mentre si rivendicava la “contestazione legittima” (copyright Nicola Lagioia) delle femministe che hanno impedito ad un ministro di esprimere le sue opinioni. Secondo: urlare “comunisti di m…” e poi scappare o impedire fisicamente un banchetto elettorale sono due comportamenti riprovevoli. Basta però considerarli entrambi tali. E non scandalizzarsi a targhe alterne solo per Berlinguer, lasciando che i centri sociali facciano il buono e il cattivo tempo nelle Università.
- Se c’è qualcuno che dovrebbe allarmarsi dopo la vittoria in Umbria ed Emilia Romagna, quello si chiama Giuseppe Conte. Perché numeri alla mano anche senza M5S il Pd a Bologna che a Perugia avrebbe comunque vinto. Tradotto: sul territorio Giuseppi non conta un fico secco e i dem, volendo, potrebbero anche mandarlo al diavolo.
- Non c’è niente di peggio della finta pace fatta a favor di pubblico solo perché la sala è piena. Dunque tanto di cappello a Valentina Vezzali che, di fronte alla proposta di tregua di Di Francisca, risponde con un sonoro “umanamente non sei il massimo”. Cioè no. Certe tensioni si risolvono in privato, non in pubblico. Brutta figura, soprattutto per la squadra della polizia.
- Dopo mille giorni di guerra in Ucraina bisogna leggere il reportage di Lorenzo Cremonesi. Mentre gli Usa autorizzano l’uso di missili in Russia e Putin minaccia l’uso dell’atomica, sul campo gli ucraini sono stanchi. Banalmente stanchi. Una signora di fronte alla sfilza di lapidi, sussurra: “Se avessi parlato con loro, ti avrebbero spiegato che non c’era alternativa e che i russi andavano fermati con le armi. Ma sai cosa ti dico io oggi? Basta! Non possiamo più andare avanti in questo modo. Occorre che Zelensky arrivi al più presto a un compromesso con Putin. Non la pensavo affatto così un anno fa. Ma il Paese non ce la fa più, meglio vivi e occupati adesso, che morti per sempre”. Non la penseranno tutti così, ma è normale che dopo tanto tempo il coraggio si trasformi in dolore. I morti. Le famiglie spezzate. La conquista di poche miglia nel Kursk dopo aver perso 1/5 di territorio nel Donbass. Tanti soldati caduti, per essere più o meno allo stesso punto di un anno fa. Alla fine viene da chiederti: ne vale davvero la pena?
- C’è poi l’altro sentimento, tremendo eppure comprensibile: “Oggi non possiamo arrenderci. Vorrebbe dire che i miei compagni sono morti invano. Zelensky non lo può fare. Non ha il diritto di svendere le nostre terre e la nostra libertà. Altrimenti doveva farlo prima. Se ci arrendiamo adesso, perché abbiamo combattuto?”. Purtroppo, le opzioni sono due: o una guerra infinita, come in Medio Oriente; oppure un armistizio. E non esiste trattato di pace nella storia che non abbia portato alla modifica dei confini.
- L’Occidente è pronto a morire. Sapete perché? Perché la Federazione di calcio inglese ha sospeso per sette turni, dicasi sette turni, e multato per 100mila sterline (!!) il povero Rodrigo Bentancur la cui unica colpa è stata quella di scherzare su un suo compagno di squadra coreano. Ha banalmente detto ciò che pensiamo tutti, ridacchiando: ovvero che i coreani sembrano tutti uguali. Vi sembra una frase offensiva? No. Può essere punito per una goliardia innocua considerando che Son Heung-min non si è neppure sentito offeso? No. Ma per la FA si tratta di razzismo. Meritiamo di essere invasi dall’impero Ottomano.
- Il ritorno di Luciano Moggi nel mondo del calcio con Fedez. E purtroppo non è una barzelletta.
- Prima Sergio Mattarella. Poi Romano Prodi. E adesso anche Mario Monti. Tutti a chiedere ad Elly Schlein e alla sinistra all’Europarlamento di non bloccare la nomina di Raffaele Fitto. Certo che, dopo questi endorsement, alla destra verrà quasi voglia di non votarlo più…
- La povera Elly Schlein non fa in tempo a festeggiare la vittoria del Campo Largo in Emilia Romagna e Umbria che già le rompono le uova nel paniere. Conte è troppo tramortito dal risultato per poter parlare, ma Fratoianni e Bonelli non tacciono. Il “problema” resta sempre Matteo Renzi, necessario per racimolare qualche voto in più ma indigesto alla parte sinistra della presunta coalizione. "Su tutte le questioni, i profili programmatici che il senatore Renzi mette al centro della sua iniziativa sono assai diverse dalle nostre - bombarda Fratoianni - Anche su questa legge di bilancio. Questo fa testo e per noi questa discussione finisce qui”. Gli fa eco Bonelli: "L'impianto programmatico di Italia Viva non è compatibile con il nostro. Abbiamo vinto perché siamo stati chiari sui contenuti. Renzi dice sì al ponte e sì al nucleare, questo è incompatibile per noi”. Auguri, Elly.
- A quanto pare il possibile ministro alla Giustizia di Donald Trump, Matt Gaetz, potrebbe non riuscire ad ottenere il ruolo. Il motivo? Lex membro del Congresso partecipò ad almeno una decina di orge a base di droga, tra il 2017 e il 2018, durante il suo primo mandato. Hai capito il mattacchione.
- A
quanto pare Kiev avrebbe usato per la prima volta i missili Usa sul territorio russo. Vedremo l’effetto che faranno. Ma è difficile, se non improbabile, che possano cambiare le carte in tavola del conflitto.