Un video diffuso ieri dall’agenzia di stampa statale russa Tass mostra gli uomini dell’esercito di Mosca issare la loro bandiera a Selydove, città dell’Ucraina a sud-est della centro chiave di Pokrovsk, nella regione di Donetsk. «Abbiamo preso il controllo di Selydove», ha annunciato il ministero della Difesa russo, anche se i media occidentali precisano che le affermazioni delle autorità del Cremlino non sono al momento confermabili in modo indipendente.
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Snodo logistico
Selydove, che prima dell’invasione delle truppe russe contava circa 20.000 abitanti, si trova a una ventina di chilometri dalla città di Pokrovsk, importante snodo logistico sul quale secondo molti analisti puntano ora i soldati del Cremlino. Stando ai resoconti che arrivano dalla prima linea, l’avanzata è cominciata da settimane e rientra nel piano d’assalto russo per incrementare il proprio guadagno territoriale nell'Ucraina orientale. Domenica il portavoce di una brigata della Guardia nazionale ucraina impegnata nei combattimenti a Selydove ha dichiarato alla Cnn che la città è stata «costantemente bersagliata da più direzioni» per una settimana. «La Russia continua ad attaccare con un numero di truppe molto elevato. Hanno utilizzato le riserve della sezione Pokrovsk a nord della linea del fronte per aumentare la pressione sulla città», ha affermato il portavoce della 15a brigata della Guardia nazionale Vitaliy Milovidov. Precisando che l’attacco è chirurgico, Mossca non intende distruggere le infrastrutture: «Molto probabilmente l’esercito vuole mantenere la città come proprio punto d’appoggio. Selydove è grande a sufficienza per fare da campo base per un gran numero di uomini e occultare l’equipaggiamento». Prosegue dunque l’avanzata russa nell’est dell’Ucraina, la presa di Selydove è stata preceduta da una manovra di avvicinamento con l’occupazione del villaggio di Mykhailivka. Un questa area l’esercito di Putin procede rapidamente da diverse settimane. La conquista della nuova roccaforte ha una valenza importante nella lunga guerra di logoramento che si sta combattendo al fronte e potrebbe portare a ulteriori progressi russi vicino a Pokrovsk, una città mineraria che produce carbon coke, necessario per la fabbricazione dell’acciaio. Tale città costituisce un nodo logistico strategico per l’esercito ucraino e la sua perdita dimezzerebbe la produzione di questo metallo, essenziale per l’industria militare e costoso da importare.
Missili balistici
Il presidente Volodymyr Zelensky ha ammesso che la situazione nell’est della regione del Donetsk e nel sud di Zaporizhzhia è «molto difficile», mentre la Russia ha annunciato nuove esercitazioni militari e sostiene di aver lanciato una serie di missili balistici e da crociera: dalla terra, dal cielo e dal mare. L’obiettivo: simulare «un massiccio attacco nucleare» in risposta «a un attacco nucleare nemico», dichiara il ministro della Difesa Andrei Belousov rivolgendosi davanti alle telecamere a Vladimir Putin, che ha supervisionato le manovre. L’annuncio arriva in un momento di grande tensione. Proprio mentre Kiev, Seul e Washington denunciano l’invio da parte del regime nordcoreano di migliaia di soldati al fianco delle truppe del Cremlino. Ma anche mentre l’Ucraina continua a premere sui Paesi occidentali affinché le consentano di colpire in territorio russo con le armi a lungo raggio che le hanno fornito. E mentre il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino Oleksandr Lytvynenko afferma che Kiev intende portare sotto le armi altre «160.000 persone»: nell’arco di tre mesi, sostiene una fonte interpellata dall’Afp. Improbabile che sia una coincidenza. Putin ha dichiarato che vede l’eventuale uso di armi nucleari come una «misura estrema» ed «eccezionale» e che Mosca non intende «essere coinvolta in una corsa agli armamenti». Ma ha anche affermato che, «date le crescenti tensioni geopolitiche, è importante avere forze strategiche avanzate e costantemente pronte al combattimento».