Alimentazione corretta ed esercizio fisico, unitamente all'assunzione di farmaci giusti, aiutano a prevenire il rischio di ricadute
Con circa 56mila nuove diagnosi ogni anno, di sicuro il cancro al seno è una delle forme tumorali più diffuse nel nostro Paese. Al giorno d'oggi la ricerca ha fatto dei passi da gigante rispetto anche a solo qualche anno fa, e grazie alla diagnosi precoce è possibile guarire nel 95% dei casi: uno degli aspetti più temuti dalle pazienti è di sicuro la possibilità di sviluppare delle recidive, ma grazie a uno stile di vita sano e a terapie personalizzate si può abbattere anche questo rischio.
La prevenzione resta di fondamentale importanza, e grazie ad essa ben il 30% delle pazienti riceve la diagnosi, ancor prima che il tumore risulti palpabile, grazie a ecografia e mammografia: se presa per tempo questa patologia si può superare con successo quasi sempre."Non bisogna avere paura di sottoporsi agli screening", spiega a Il Corriere il direttore del Programma di Senologia all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano Umberto Veronesi,"e dai 35 anni sarebbe opportuno fare una mammografia ogni anno, magari associata all’ecografia che aumenta del 20 per cento la probabilità di riuscire a diagnosticare il tumore proprio nelle più giovani". Una volta ottenuta la diagnosi per tempo si può "tagliare la terapia" su misura a seconda della paziente, anche sulla base dei suoi desideri e bisogni, oltre che, ovviamente, sulla specifica tipologia di tumore.
"Il cancro al seno si divide in tre gruppi, diversi per caratteristiche, terapie e anche per il rischio di recidiva", precisa invece il direttore della Divisione Nuovi Farmaci allo Ieo e presidente di Esmo Giuseppe Curigliano. "Il pericolo che il tumore torni per esempio si concentra nei primi tre anni nel caso dei tumori cosiddetti ‘tripli negativi’ mentre le ricadute possono avvenire anche a distanza di molti anni nel caso dei tumori che rispondono agli ormoni", spiega l'esperto.
Ciò nonostante, grazie alla ricerca, gli specialisti hanno a loro disposizione un'ampia rosa di possibilità terapeutiche per scongiurare il rischio delle temutissime recidive. Solitamente viene protratta almeno per cinque anni la terapia ormonale e unitamente ad essa, per ridurre ulteriormente la possibilità che il cancro si ripresenti,"si possono aggiungere i cosiddetti inibitori delle cicline, per cinque anni se il rischio di recidiva è alto, per un paio di anni se è basso".
L'obiettivo principale è sempre quello di arrivare alla guarigione totale e scongiurare il pericolo di ricadute con tutte le terapie disponibili, ma in futuro si potrà fare affidamento su strumenti innovativi:"Riusciremo anche a stratificare meglio il rischio di recidive grazie a strumenti come la biopsia liquida", anticipa il dottor Curigliano, "che identifica il Dna tumorale nel sangue e può così aiutare sia nella diagnosi precoce, sia nel riconoscere le donne con una maggior probabilità che il cancro ricompaia".
Terapia personalizzata, basata quindi sul tipo di tumore e sulle caratteristiche della paziente, a cui va obbligatoriamente associato uno stile di vita corretto: anche una dieta sana e la pratica di esercizio fisico costante possono dare il loro prezioso contributo nel ridurre i rischi di recidive. "Il nostro corpo è una macchina fatta per muoversi, chi fa esercizio ha una migliore qualità di vita, tollera meglio le cure, ha maggiori probabilità di guarigione", dichiara l'oncologo e nutrizionista del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano Mattia Garutti.
Le linee guida suggeriscono la pratica di movimento per almeno 150 minuti ogni settimana: si fa riferimento ad attività aerobica da effettuare "a un’intensità tale da riuscire a parlare ma non a cantare, associate a due sessioni di esercizi anaerobici, con i pesi o a corpo libero".
Per quanto concerne la dieta da seguire, meglio affidarsi a quella Mediterranea, che prevede cinque porzioni al giorno di "vegetali, cereali integrali, frutta secca e semi, legumi almeno tre volte a settimana e olio di oliva a crudo, da associare a pesce, uova, latticini", precisa l'esperto. Per il resto sì alle carni rosse ma con moderazione (una o due volta a settimana al massimo), limitando il consumo di quelle lavorate: no assoluto, invece, al consumo di alcol.