Mediattivista
Giustizia & Impunità - 8 Novembre 2024
La svolta nelle indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, con l’arresto di quattro persone – due carabinieri e due affiliati alla camorra – rappresenta un punto fermo ma ancora incompleto della lunga vicenda cominciata la sera del 5 settembre 2010 con i nove colpi di pistola che posero fine alla vita prestigiosa del sindaco pescatore.
L’omicidio di Angelo non poteva essere, non è stato, solo un evento locale, perché l’uccisione di un sindaco, peraltro già molto conosciuto e apprezzato, muove da ragioni profonde e viene deciso con coperture in alto, soprattutto se in complicità tra uomini dello stato e capi clan.
In tutti questi lunghi 14 anni, sono avvenute tante cose a Pollica e in Cilento che hanno indicato la presenza immanente di un potere oscuro che non voleva si giungesse alla verità.
C’è stato anche un tentativo, strisciante ma evidente, di mettere il sindaco in soffitta come si fa con le vecchie statue dei santi, con l’obiettivo tutto politico di ridimensionare la sostanza dell’opera di Vassallo per tutelare e valorizzare il territorio, perché il suo esempio risultava e risulta ancora troppo “scomodo” per le logiche e gli interessi materiali della classe dirigente locale, regionale e nazionale.
Ma come in altri casi – mi viene in mente Enrico Berlinguer – le personalità autentiche di chi ha lasciato un’eredità di valore, il tempo galantuomo, restituisce la verità e scopre le miserie di chi ha cercato di obnubilarla.
Ora aspettiamo gli sviluppi con sentimento di maggior fiducia nello Stato, nel frattempo occorre tributare un ringraziamento a coloro – in particolare i fratelli di Angelo, Dario e Massimo con la loro Fondazione – che hanno ininterrottamente operato per verità e giustizia, per preservare e diffondere in tutt’Italia il valore dei contenuti concreti del lavoro del sindaco pescatore. Una medaglia di merito civile alla memoria di Angelo sarebbe un giusto riconoscimento.