22 Novembre 2024 14:08
Le violenze venivano commesse nella “zona blu” del carcere. La Procura di Trapani: “Detenuti investiti da lanci d’acqua mista a urina”.
Torture e abusi contro i detenuti nel carcere Pietro Cerulli di Trapani. Con queste accuse due giorni fa gli uomini del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria hanno tratto in arresto undici appartenenti al corpo, finiti ai domiciliari, sospendendone dal servizio altri 14. L'inchiesta, coordinata dalla procura di Trapani e che vede in totale 46 indagati, è scattata dopo le testimonianze di alcuni detenuti, che hanno raccontato di aver subito torture e umiliazioni in aree del penitenziario prive di telecamere di sorveglianza. A quel punto gli investigatori hanno piazzato delle telecamere nascoste all'interno del carcere scoprendo le violenze.
I maltrattamenti, in particolare, venivano commessi nella cosiddetta Zona blu, la sezione isolamento del carcere siciliano: è lì che per anni, secondo la Procura, un gruppo di agenti penitenziari ha torturato, umiliato, picchiato i detenuti più problematici, ad esempio persone con malattie mentali ed extracomunitari, per lo più soggetti fragili e vulnerabili riservando loro quelli che gli investigatori, nelle carte dell'inchiesta, definiscono "trattamenti inumani e contrari alla dignità delle persone".
Che la "zona blu" fosse l'inferno dell'istituto di pena trapanese era da tempo: l'avevano denunciato i detenuti e messo nero su bianco le associazioni per i diritti umani. Gli autori delle violenze sarebbero stati alcuni agenti di Polizia Penitenziaria. I carcerati venivano fatti denudare e costretti a camminare senza vestiti lungo i corridoi, insultati con commenti sui genitali, percosse, lanci di acqua e urina nelle celle.
Quello emerso dall'inchiesta è un quadro drammatico sostenuto da ore e ore di video e intercettazioni ambientali. "L'avrei massacrato compà, come ho fatto con gli altri", dice ad esempio uno degli agenti arrestati ascoltato dalle cimici dopo l'aggressione a un collega da parte di un detenuto. "Le secchiate d'acqua… fa caldo, un piacere gli facciamo", commenta un altro. Tra i filmati più crudi quello di un extracomunitario nudo nei corridoi e di un altro detenuto perquisito con le braccia bloccate dietro la schiena.
Naturalmente nelle relazioni di servizio non ci era traccia degli abusi dal momenti che gli agenti fornivano ai superiori versioni, false, del tutto autoassolutorie in cui si sottolineavano solo le condotte violente dei detenuti. Gli agenti ce l'avevano anche con i dottori della casa circondariale, accusati di occuparsi troppo della salute dei detenuti. Uno degli arrestati, poi, proponeva la creazione di una "squadretta" di 6 persone. "Appena succede qualcosa saliamo nel reparto. Ci butto un secchio d'acqua? È pisciazza immischiata con acqua", spiegava uno degli agenti. L'urina veniva gettata nelle celle dopo aver tolto la corrente per cogliere di sorpresa i carcerati. Le vittime hanno confermato tutto. E gli inquirenti le hanno ritenute credibili.