Tumore al cervello, scoperto il "mix" di molecole che rende più efficace la chemioterapia: una è estratta dalla curcuma

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La scoperta proviene da un gruppo di ricercatori guidati dall'Istituto di Farmacologia Traslazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma: un mix di due molecole naturali ha il potere di «spianare la strada» alle cure, rendendo molto più efficace la chemioterapia indirizzata contro il tumore al cervello.

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La combinazione di molecole che rende più efficace la chemio

Il "mix" scoperto dai ricercatori è formato da curcumina, un composto estratto dalla spezia della curcuma, e da polidatina, che si trova invece nella radice del Poligono del Giappone, una pianta molto usata nella medicina tradizionale orientale, è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori guidati dall'Istituto di Farmacologia Traslazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma.

I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Sciences e condotto in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Associazione per la Ricerca sulle Terapie Oncologiche Integrative (Artoi), sono stati ottenuti in laboratorio e dovranno ora essere confermati tramite ulteriori studi su modelli animali.

I ricercatori guidati da Annalucia Serafino ed Ewa Krystyna Krasnowska si sono concentrati in particolare sul glioblastoma, il tumore cerebrale più comune e uno dei più pericolosi, noto per la sua aggressività e per il fatto che spesso diventa resistente alle cure con il passare del tempo.

Ecco perché gli autori dello studio hanno cercato un modo per superare questo grave problema, sfruttando le proprietà delle molecole naturali.

«Abbiamo dimostrato che trattando preventivamente le cellule tumorali con curcumina e polidatina, aumenta l'efficacia del trattamento con Temozolomide, un farmaco chemioterapico molto utilizzato, rendendo sensibili le terapie anche le cellule diventate resistenti», dice Giampietro Ravagnan dell'Ift-Cnr, tra gli autori dell'articolo. I risultati ottenuti in laboratorio costituiscono, dunque, una base importante che potrà coadiuvare le terapie convenzionali contro il glioblastoma.

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