"Uno psicologo in tutte le scuole"

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Il capo del Consiglio nazionale Ordine psicologi ha firmato con il ministro Valditara il protocollo per l'istituzione della figura dello psicologo scolatisco in ogni istituto, non solo in quelli in zone sensibili o che hanno i fondi per pagarlo

 "Portare lo psicologo in tutte le scuole al più presto"

Se i social sono un amplificatore, il bullismo ha origine in disagi profondi, spesso invisibili. Come fare per stanare i casi a rischio prima che una lite degeneri in un suicidio? I professori tutor da soli non sono sufficienti a intercettare il malessere dei loro alunni. E soprattutto non hanno gli strumenti per gestirlo, ma solo per ascoltare (che già è tanto). Forse nemmeno lo psicologo sarà sufficiente a tamponare quella voragine morale ed emotiva che sembra inghiottire così tanti adolescenti, trasformandoli in giovani fragili e in bulli che cercano nella violenza una ragion d’essere.

Però per la prima volta l’Italia ha una legge che istituzionalizza lo psicologo. In ogni scuola, non solo in quelle che sono più sensibili o che hanno i fondi per pagarlo. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara e il presidente del Consiglio nazionale Ordine psicologi (Cnop), David Lazzari, hanno firmato il protocollo per l’istituzione dello psicologo scolastico.

Lazzari, che compito ha lo psicologo scolastico? Non è un terapista?

“E’ una figura indispensabile: da un lato tutto il mondo della scuola, a cominciare dai ragazzi e dalle famiglie, lo chiede. Dall’altro esiste in tutti i Paesi europei, l’Italia è stata una delle poche nazioni a lungo senza. E credo sia necessario recuperare un ritardo da questo punto di vista. Aiuta a prevenire i disagi psico-comportamentali di studentesse e studenti, a promuovere il benessere psico-relazionale nei confronti di tutti i soggetti della scuola”.

Ci sono i soldi per realizzare tutto ciò?

“Allora, quando è stato introdotto, dalla pandemia in poi, sono stati previsti 40 milioni di euro all’anno, più i fondi non vincolati delle scuole da utilizzare, volendo, anche per questo. Così siamo riusciti a passare da quello che prima era uno sportello a un vero psicologo, che presta consulenza anche al dirigente scolastico e ai professori. Ora non ci sono più i finanziamenti e abbiamo chiesto al ministero di rinnovare il protocollo”.

Ma inserire la voce ‘psicologo’ nella legge anti bullismo, non accelera le cose?

“Da un lato sì ma in questa sede non è possibile prevedere una spesa per finanziarlo. Sta quindi alle regioni finanziare i progetti. È comunque un’ottima premessa da cui partire”.

Secondo lei è sufficiente lo psicologo a scuola?

“No. E’ necessario ma non è sufficiente. O meglio, non può essere l’unica soluzione. Cominciamo a portarlo in tutti gli istituti: non possiamo creare scuole di serie A e di serie B in base a chi se lo può permettere e a chi no”

Una volta intercettato il disagio, uno psicologo cosa può fare?

“Deve poter contare su una rete.

A cominciare da scuola e famiglia per continuare sugli specialisti. Non ci si può orientare solo ai servizi di neuropsichiatria. E del resto non sono sufficienti solo gli insegnanti tutor: non hanno gli strumenti per affrontare le problematiche. Per osservarle e intercettarle sì”.

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