Uova di tartaruga con embrioni non del tutto formati: perché e cosa accade nella nidificazione tardiva

4 giorni fa 2
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La stagione della deposizione delle uova della tartaruga Caretta caretta è ufficialmente terminata. Nonostante qualche nascita tardiva di successo, in molte nidi gli esperti stanno trovando uova con embrioni non del tutto formati, purtroppo non destinati mai a svilupparsi in una tartaruga e a prendere il mare.

Questo fenomeno si verifica molto frequentemente al di fuori della stagione riproduttiva della tartaruga Caretta caretta che va dalla fine di maggio alla fine di agosto. In questi mesi le femmine nuotano verso i siti di nidificazione, dove loro stesse sono nate, per dare vita a una nuova generazione, in alcuni casi però le deposizioni tardive possono pregiudicare il corretto sviluppo dei piccoli nell'uovo.

Come le nidificazioni tardive inficiano lo sviluppo delle piccole tartarughe

Il caso più recente è avvenuto a Stintino, in Provincia di Sassari, dove lo scorso 3 settembre i volontari incaricati del monitoraggio dei nidi sulla spiaggia di La Pelosa hanno rinvenuto un nido con 59 uova. Nonostante l'intervento degli esperti del Centro di Recupero del Sinis delle tartarughe (Cres), per i piccoli non c'è stato niente da fare.

Ciò è imputabile a diversi fattori come la temperatura e anche le condizioni meteorologiche. L'incubazione di questi animali è favorita proprio dal calore della sabbia, il quale determina anche il sesso dei nuovi nati: al di sopra dei 29 gradi nasceranno femmine, mentre al di sotto di questa temperatura gli individui saranno di sesso maschile. Temperature troppo basse però possono determinare il mancato sviluppo degli animali all'interno dell'uovo, e la loro conseguente morte. Era successo già nel 2020 in Campania, dove uno dei nidi di Baia Domizia, nel Casertano, non ha visto la nascita di alcun piccolo a causa delle temperature troppo rigide raggiunte nel mese di ottobre.

Altro fattore che determina la morte dei piccoli delle nidificazioni tardive sono le condizioni meteorologiche come le piogge abbondanti o le mareggiate. Le tartarughe quando depongono le loro uova scavano buche abbastanza profonde per tenere i piccoli lontani dai predatori, e distanti dal bagnasciuga per evitare che l'acqua del mare infiltri la camera di deposizione. Quando a causa di una mareggiata l'acqua riesce a penetrare nel nido ecco che le chance di sopravvivenza delle piccole tartarughe si riducono drasticamente.

È quello che è avvenuto ad Alassio: lo scorso 7 ottobre gli esperti del Glit, il Gruppo Ligure Tartarughe coordinato dall'Acquario di Genova, hanno annunciato che delle 86 uova all'interno di un nido danneggiato da una mareggiata nessuna è risultata vitale. 82 uova si trovavano ancora all'interno della camera di nidificazione, mentre 4 erano state addirittura portate in superficie dall'acqua.

Nonostante questi incidenti la tartaruga Caretta caretta continua a nidificare con successo in Italia grazie al monitoraggio delle associazioni di tutela animale e degli enti pubblici.

La stagione di nidificazione in Italia

Il 2024 per deposizioni di uova di tartaruga Caretta caretta in Italia è stato un anno da record con 601 nidi censiti: il dato più alto mai raggiunto, l'anno scorso erano 452. L’elaborazione è di Legambiente sui dati di Tartapedia, che accoglie le segnalazioni di associazioni e istituti di ricerca.

In testa alla classifica delle regioni più "prolifiche" c'è la Sicilia con 190 nidi. Seguono la Calabria (147); la Campania (104); la Puglia (99); la Toscana (24); il Lazio (14); la Sardegna (7); la Basilicata (7); la Liguria (5); il Molise (2); l'Abruzzo (1) e le Marche (1).

Secondo l'associazione ambientalista potrebbero essere proprio le mutate condizioni meteorologiche ad avere condotto a questo boom di nascite: «Il fenomeno a cui stiamo assistendo, è dovuto a una combinazione di diversi fattori – spiegano da Legamenbiente – Se da un lato l’aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici ha favorito l'ampliamento dell’areale di nidificazione della Caretta caretta, dall’altro l’incremento degli sforzi di monitoraggio lungo le coste italiane ha permesso di individuare e proteggere un maggior numero di nidi. Inoltre, i progetti di conservazione della tartaruga marina realizzati negli ultimi 25 anni, grazie al programma di finanziamento europeo LIFE, hanno migliorato in maniera significativa lo stato di conservazione della specie e degli ecosistemi marini».

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