"Usato come un bersaglio". 38enne ucciso per gioco da tre ragazzini: choc a Bari

6 giorni fa 2

I responsabili del macabro delitto hanno tra i 17 e i 21 anni. Il gip: "Un movente che sconvolge, hanno ritenuto delle persone equivalenti a degli oggetti"

 choc a Bari

"Un movente che sconvolge, hanno ritenuto delle persone equivalenti a degli oggetti". Queste sono le parole del gip Giuseppe Ronzino nell'ordinanza d'arresto per l'omicidio del del 38enne di origini indiane Singh Nardev, avvenuto il 31 maggio scorso in un casolare abbandonato di Ceglie del Campo, quartiere di Bari. Oggi è scattato l’arresto per i tre presunti responsabili: il 21enne Paolo Natale Guglielmi, un 18enne all'epoca dei fatti ancora minorenne, e un 17enne. Tutti inseriti in contesti criminali e con precedenti. Altre tre persone sono invece indagate a piede libero: secondo quanto ricostruito, avrebbero garantito al gruppo di fuoco una via di fuga, presidiando la zona e mettendo a disposizione una vettura per allontanarsi.

Il 38enne sarebbe stato ucciso per provare una pistola modificata a salve, per la precisione una calibro 8 modello Bruni. Come evidenziato nell’ordinanza del gip di Bari, i tre ragazzini avrebbero comprato l’arma da fuoco nei giorni precedenti: costo 250 euro. Prima di entrare in azione contro lo straniero, avrebbero sparato contro un cassonetto dell’immondizia. Poi la decisione di provarla contro una persona: una volta entrati all’ex Opera Pia di via Giovanni de Candia, una struttura abbandonata nota a Bari, avrebbero trovato Singh con altre persone, tutte senza fissa dimora, attirando la loro attenzione per farli uscire dall’immobile.

Nardev sarebbe per vedere chi fosse assieme ad un altro: "Dopo aver scambiato qualche frase, uno dei ragazzi (il maggiorenne) ha sparato due colpi di pistola (una calibro 9 corto, ndr) e uno di questi ha colpito al petto la vittima, che è morta quasi immediatamente", si legge nell’ordinanza. L'arma utilizzata non è stata ancora trovata. Per le indagini, oltre alle immagini di videosorveglianza della zona, sono stati fondamentali le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, parente di uno dei tre ragazzi coinvolti. Secondo quanto affermato, la pistola sarebbe servita per una azione vendicatrice: i tre avrebbero voluto farla pagare a una persona che aveva dato uno schiaffo al figlio del boss Sigismondo Strisciuglio, tornato in libertà lo scorso mese di gennaio, dopo 24 anni di carcere.

Al

maggiorenne viene contestato l'omicidio con l'aggravante della minorata difesa e per aver agito insieme con dei minorenni. Per il momento viene invece esclusa la premeditazione. Seguiranno aggiornamenti.

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