Valencia, cosa è successo nel centro commerciale: la paura del «cimitero» nel parcheggio, quante auto c'erano e la speranza delle zero vittime

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Per ore è stato definito «un cimitero di acqua e fango» per la paura che all'interno del parcheggio del centro commerciale Bonaire, ad Aldaia, alle porte di Valencia, fossero rimasti intrappolate decine di persone durante l'alluvione. Oggi la speranza, dopo ore di ricerche incessanti. «Si sta facendo un lavoro impressionante per drenare l'acqua. Ma vogliamo ridimensionare le notizie sulla dimensione della tragedia. Non è un parking completo di 5.000 veicoli che è stato sepolto dal fango, era al livello minimo di occupazione. Secondo le prime notizie, sono stati identificati venti veicoli e senza che sia stata rilevata la presenza di vittime», ha detto a Tve il sindaco di Aldaia, Gullermo Lujan. Si temeva che il parking, che conta 1.800 posto sotterranei e in tutto 5.700 con i posti all'aperto, potesse essere diventato un enorme cimitero di acqua e fango per i clienti e il personale impiegato nel centro commerciale, pubblicizzato come «il più grande d'Europa». Ma le ispezioni compiute stamattina, dalle squadre dei sub, entrate dopo che l'Ume ha svuotato con le idrovore la superficie interrata di 2.000 metri quadri, avrebbero per fortuna smentito le più drammatiche previsioni. 

Cosa è successo nel centro commerciale di Aldaia

L'enorme alluvione martedì sera, in pochi minuti, ha trasformato Aldaia in un'immensa palude. «Benvenuti a Bonaire», recitano i cartelli sul parking del complesso di negozi alle porte di Valencia, dove solo quattro giorni dopo la catastrofe i militari dell'Unità di emergenza dell'esercito (Ume) sono riusciti a entrare con i vigili del fuoco dopo aver drenato per 24 ore con le pompe idrovore i quattro metri cubici di acqua che hanno sommerso l'intero parcheggio sotterraneo: aveva una capacità di 1.800 posti auto, 5.700 quelli disponibili in tutto il centro commerciale. Quando martedì sera si è abbattuta la Dana sul Levante spagnolo era ora di punta serale, con famiglie a fare acquisti o mangiare ai ristoranti.

Alluvione Valencia, nel parcheggio-cimitero è corsa contro il tempo: così la melma rischia di cementificarsi

Chi ci lavorava aveva stimato che al momento della catastrofe ci fossero circa 650 persone, a parte i dipendenti degli esercizi commerciali e della ristorazione. Delle circa 1.900 segnalazioni di dispersi che avrebbe ricevuto il Centro di coordinamento delle emergenze della Generalitat Valenciana, già giovedì 600 persone erano state ritrovate dai propri cari.

Ma, a parte il salvataggio di una donna sopravvissuta dopo essere rimasta per oltre tre giorni intrappolata nella sua auto sotto una catasta di veicoli, si continuano a contare i morti. Come a Paiporta, dove il numero di vittime è salito a 72, delle 211 finora recuperate. «Ci sono strade dove ancora non è stato possibile accedere per i veicoli ammassati nel mare di fango», spiega José Antonio Redondo, assessore al Lavoro e al Commercio, che non rivela il numero di quanti risultano "desaparecidos".

Un conteggio che realizza il coordinamento dell'Unità militare dell'esercito e che non rende noto. «Sono decine quelli che mancano all'appello, almeno qui a Paiporta. Io ho un mio ex compagno di lavoro scomparso da giovedì, dopo essere stato visto per l'ultima volta in auto. Il veicolo è stato ritrovato, ma non il suo corpo», denuncia Juan Ramon Perez. «Ci sono intere famiglie scomparse delle quali non si hanno notizie da martedì", aggiunge. Nel municipio di 25mila abitanti, diviso a metà dal torrente che durante la piena ha seminato morte e distruzione, oggi molte delle centinaia di volontari spalavano con le mascherine per proteggersi dal fetore della morte, unito a quello dei rifiuti ammassati agli angoli di strada che da quattro giorni non vengono rimossi. L'emergenza diventa sempre più di salute pubblica. «Siamo scampati alla morte, ma non scamperemo alle infezioni, non si può più respirare. Ho mia madre ammalata in casa e nessuno che viene ad aiutarci», denuncia Maria del Rocio Lara. «Qualcuno dovrà pagare per averci abbandonati nella disperazione. Continuiamo a non avere la luce, l'acqua potabile e neanche la copertura telefonica per chiedere aiuto», aggiunge. Con una folla di volontari applaude l'arrivo dei mezzi dell'esercito, per la prima volta comparsi nel paese: due blindati con i cavi d'acciaio per poter trainare le migliaia di carcasse di auto che sbarrano gli accessi agli edifici. Negli istituti scolatici Luis Vive e Jaume I, due dei pochi edifici con la corrente elettrica, sono stati allestiti centri di distribuzione di viveri e generi di prima necessità. Passano due furgoni mortuari, con le ultime due salme recuperate dal parcheggio di uno stabile. Sono diretti alla morgue della Cittadella di Giustizia di Valencia, dove una ventina di medici legali giunti da tutta la penisola ha effettuato le autopsie su 186 delle 211 vittime accertate. 

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