Il 14 novembre, in Perù, il presidente cinese Xi Jinping inaugurerà un mega porto di Chancay. Gli Usa monitorano la situazione passo dopo passo
Non ha neanche fatto in tempo a vincere le elezioni presidenziali, che Donald Trump potrebbe presto ritrovarsi in una posizione di svantaggio nei confronti della Cina. Dove? In America Latina, nel cosiddetto “cortile di casa” degli Stati Uniti. Qui, infatti, è in calendario un evento storico. Il 14 novembre, in Perù, il presidente cinese Xi Jinping inaugurerà il mega porto di Chancay. Si tratta di un’infrastruttura mastodontica, finanziata da Pechino e parte della Belt and Road Initiative. Il sito ha il potenziale per plasmare una nuova forma del commercio in Sud America oltre che per collegare la regione all’Indo-Pacifico. I più maligni temono, o comunque ipotizzano, che il Dragone possa utilizzare il porto per fini strategici: per spiare o compromettere le attività sensibili di Washington.
Un mega porto cinese nel cortile di casa Usa
Il Perù, il secondo esportatore di rame al mondo, è pronto a ospitare questa settimana i leader dell'Asia-Pacific Economic Cooperation. Tra gli ospiti sono previsti sia Xi, che come detto dovrebbe inaugurare il porto di Chancay, che Joe Biden. Lima rappresenta per la Casa Bianca la cartina al tornasole della sfida a distanza con la Cina in Sud America, dove la presenza di Pechino è cresciuta rapidamente, data la sua enorme richiesta per le principali esportazioni della regione: mais, rame, soia, carne di manzo e litio (un metallo utilizzato per le batterie). Questa situazione ha reso il gigante asiatico il partner commerciale di riferimento di numerosi Paesi della regione, ed eroso l'influenza politica locale degli Usa.
Un faro del cambiamento coincide, appunto, con il richiamato mega porto dislocato a 80 chilometri a nord di Lima, a Chancay. Lo sta costruendo la compagnia statale cinese Cosco Shipping: una volta pronto accorcerà le rotte marittime da e verso l'Asia sia per le merci peruviane che per quelle brasiliane (e non solo quelle). Il “porto cinese” ha suscitato preoccupazione negli Stati Uniti, dove diversi funzionari lo considerano una minaccia per la sicurezza regionale. "Avremo rotte dirette verso l'Asia, in particolare verso i porti in Cina, che saranno ridotte di 10, 15, 20 giorni a seconda della rotta", ha invece dichiarato alla Reuters un entusiasta ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni peruviano, Raul Perez Reyes.
Preoccupazioni crescenti
Cosco intende sviluppare Chancay come hub logistico chiave per il commercio trans-Pacifico. Inizialmente, il colosso cinese gestirà due navi portacontainer da 14.000 TEU alla settimana, collegando il porto peruviano a Shanghai. In seguito, il terminal verrà ampliato per ospitare navi più grandi che trasporteranno fino a 24.000 TEU. Le dimensioni del sito sono di gran lunga superiori all'attuale volume di scambi tra Cina e Perù, e questo indica che altri Paesi saranno collegati all’infrastruttura, come Cile, Colombia ed Ecuador, oltre che il Brasile.
La preoccupazione principale degli Stati Uniti è che Pechino possa usare il porto di Chancay per scopi militari, rendendolo un porto in acque profonde vicino al confine Usa, ma abbastanza lontano da sopravvivere in caso di ostilità.
Dal canto suo, il Comando meridionale degli Stati Uniti ritiene che il porto in acque profonde sia adatto all'attracco delle navi militari cinesi e possa essere utilizzato anche dalle sue navi da ricognizione per la raccolta di informazioni. Il conto alla rovescia per l’inaugurazione è intanto iniziato.