Anm sulle barricate. È guerra tra le toghe

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Il sindacato difende a oltranza Patarnello e gli altri. Però lo scontro tra aree è aperto e sta per esplodere

Anm sulle barricate. È guerra tra le toghe

Poltrone, divanetti e pop corn. Il fallimento (temporaneo) dell'hotspot extra Ue in Albania per combattere l'immigrazione ha l'effetto di riaccendere il conflitto istituzionale tra politica e Anm, in attesa della riforma della giustizia e a due mesi dal verdetto che deciderà se Matteo Salvini andrà condannato per non aver fatto sbarcare a Lampedusa i 147 migranti della Open Arms nel 2019. La cenere cova da trent'anni, lo sappiamo: dopo un armistizio durato pochino, giusto il tempo di eleggere il primo Csm a trazione moderata della storia (rimasto vittima delle stesse derive correntizie che si proponeva di eliminare, ma tant'è), la dichiarazione di guerra l'ha firmata quella «toga rossa» del sostituto procuratore di Cassazione Marco Patarnello definendo «pericolosa perché priva di inchieste che la riguardano» il premier Giorgia Meloni, a differenza dell'odiato Silvio Berlusconi. Il sindacato delle toghe lo difende «a prescindere», direbbe Totò. E poco importa che il leader di Magistratura democratica Stefano Musolino sottolinei che quella mail scritta da un suo iscritto e pubblicata dal Tempo sia stata «estrapolata da un contesto», come ribadisce anche al Giornale se poi è lui stesso a sparare sulla Stampa «la Meloni vuole zittire la magistratura» per poi rincarare la dose parlando di buon mattino al bravissimo Simone Spetia di Radio24 di «governo sovranista che non rispetta le leggi e vuole farci fare la fine di Ungheria e Polonia». D'altronde, le frasi dei giudici vanno «interpretate», le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa sulla riforma bipartisan della Costituzione scatenano l'ira dell'Anm che come al solito invoca il complotto per «minare l'autonomia dei magistrati».

Difficile fraintendere certi affondi, che fanno il gioco di Md - caduta un po' in disgrazia dopo i fasti del passato, cannibalizzata da Area e minoritaria tra i magistrati, stanchi di essere etichettati come barricaderi - mentre stupisce il silenzio di Magistratura indipendente, che Musolino accusa di «collateralismo». Repubblica maligna che il leader di Mi Claudio Galloppi voglia scalare il sindacato delle toghe (nel 2025 scadrà il mandato di Giuseppe Santalucia), e sì che sarebbe uno smacco se il fortino sindacale cadesse nelle mani dei pm moderati.

Certo fa sorridere che l'Anm veda solo il bicchiere mezzo pieno di insulti dal centrodestra e che difenda pavlovianamente la magistratura senza guardare il bicchiere mezzo vuoto, privo delle critiche ad alcune dichiarazioni quantomeno inopportune. Non solo quelle di Patarnello, anzi. Nessuno solleva obiezioni alle critiche al modello Albania fatte da un componente della sezione Immigrazione, vale a dire la presidente di Md Silvia Albano, anticipate dal nostro quotidiano. Il giudice del Tribunale di Roma che ha scritto la sentenza svuota Cpr di Gjader «aveva più volte manifestata una precisa e netta posizione di contrarietà alla normativa da applicare», scrivono quelli di Magistratura indipendente. È lo stesso motivo per cui al Csm i togati Mi non firmano la richiesta di tutela dei magistrati bacchettati dalla politica presentata dai consiglieri di sinistra (i togati di Area e Unicost, i laici di Iv, M5s e Pd), compresa la stessa Albano. Chiaro che per Mi, senza questi distinguo, la richiesta non può essere sottoscritta.

«Mi è collaterale al governo perché c'è Alfredo Mantovano che è uno dei loro», tuona Musolino. Vuoi vedere che dentro e fuori il Csm scoppia la guerra tra toghe e che a gennaio cade il fortino rosso dell'Anm? Preparare i popcorn.

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