Caso Hasib Omerovic, iniziato il processo: il Viminale citato come responsabile civile. Due agenti scelgono l’abbreviato

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Giustizia & Impunità

 il Viminale citato come responsabile civile. Due agenti scelgono l’abbreviato

| 26 Ottobre 2024

Si è aperto ieri, 25 ottobre, il processo per il caso di Hasib Omerovic, il 39enne sordomuto di etnia rom precipitato dalla finestra della propria abitazione nel quartiere di Primavalle, a Roma, il 25 luglio 2022, durante un controllo di polizia. La caduta, avvenuta in circostanze ancora da accertare tramite il processo, ha provocato gravi ferite all’uomo.

Secondo l’accusa della procura della Repubblica di Roma, titolare del fascicolo d’inchiesta, il 39enne, sottoposto a controllo perché accusato di presunte molestie rivolte a minorenni nel quartiere Primavalle, fu torturato e gli agenti operanti riportarono il falso nelle relazioni di servizio.

Durante l’udienza preliminare, il GUP di Roma ha recepito l’istanza delle parti civili di citare il ministero dell’Interno come responsabile civile. L’udienza è stata rinviata al 21 febbraio 2025.

Le accuse rivolte agli imputati, tre agenti in servizio all’epoca presso il distretto di Primavalle, come già detto, includono tortura e falso. Un quarto agente, Fabrizio Ferrari, nel settembre scorso ha patteggiato la pena di 11 mesi e 16 giorni, chiudendo così la propria posizione processuale.

Imputati al processo sono l’assistente capo della polizia di Stato, Andrea Pellegrini, difeso dall’avvocato, Gabriele Boni dello studio Pecorelli, con gli agenti Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato che prevede uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

Il reato di tortura è contestato a Pellegrini. L’assistente capo, all’epoca del fatti in servizio a Primavalle, è accusato anche di aver colpito l’uomo con due schiaffi, di aver impugnato “un coltello da cucina” che “ha brandito all’indirizzo dell’uomo” e, dopo aver trovato la porta della stanza da letto di Omerovic chiusa a chiave, di averla “sfondata con un calcio”, nonostante Omerovic avesse detto di voler consegnare le chiavi.

All’agente Andrea Pellegrini è contestato anche il reato di falso in concorso con gli altri due colleghi per aver attestato che l’intervento nell’appartamento fosse “dipeso dall’essersi incrociati per strada, lungo il tragitto, e non, come realmente accaduto, da accordi telefonici previamente intercorsi”. Gli indagati hanno affermato il falso, sostenendo di “aver ricevuto dai condomini dello stabile, una volta giunti sul posto, informazioni secondo cui all’interno dell’appartamento degli Omerovic vivevano più persone che davano spesso problemi al condominio, in quanto vivevano in uno stato di scarsa igiene e durante alcune litigate all’interno dell’abitazione si sentivano spesso urla e lanci di oggetti, come bicchieri e coltelli, dalla finestra. Tali informazioni erano state, in realtà, acquisite soltanto dopo che l’uomo era precipitato nel vuoto”.

Le difese, tuttavia, respingono le accuse. L’avvocato Boni ha sottolineato che il suo assistito dispone di foto scattate durante l’intervento, che dimostrerebbero l’assenza di segni di violenza su Omerovic poco prima della caduta. Pellegrini stesso ha dichiarato: “Non è assolutamente vero e ho una serie di foto che mi scagionano totalmente. Quel giorno ho fatto delle foto sul telefono a distanza di pochi minuti l’una dall’altra. In quell’abitazione siamo stati 9 minuti. Io ho fotografato almeno cinque momenti. Ho la foto di Omerovic un minuto prima che si lanci. Non ha un graffio, non è spaventato, non è una persona torturata. Sono accuse totalmente infondate. Spero che vedendo queste foto qualcuno si renda conto di quello che sto patendo”.

“Siamo soddisfatti”, è stato il commento del legale di parte civile Arturo Salerni. Anche, Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha espresso soddisfazione per la decisione di citare il Viminale come responsabile civile, ricordando come l’episodio fosse stato denunciato pubblicamente già nel 2022 e sottolineando la gravità di un intervento non autorizzato che ha portato a tragiche conseguenze.

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