Gli anziani vengono addirittura criminalizzati. Ma non sono solamente i giovani ad adottare questo atteggiamento
Gentile Direttore Feltri, sono appena stati diffusi i dati sulla popolazione anziana, dai quali risulta che i centenari sono aumentati e continuano ad aumentare. L'81 per cento di loro è di genere femminile. Ma non intendo porre in risalto questo. Cresce il numero dei vecchi eppure cresce un sentimento di ostilità verso di loro. Lei non trova?
nonna Adelaide Ventura
Cara Adelaide,
ebbene sì, la quota di anziani seguita a lievitare in Italia, centenari inclusi. Nel giro di dieci anni essi sono oltre il 30% in più. Al primo gennaio di quest'anno i centenari residenti in Italia erano, stando ai dati Istat, 22.552, nel 2014 erano poco più di 17mila. E, come tu ben dici, si tratta soprattutto di donne. E non si capisce bene perché. Voi godete forse di una salute migliore e di fisici più robusti dei nostri o avete condotto una esistenza più sana o siete state più attente a non cadere in quegli eccessi che poi, ad un certo punto, si pagano. Sono 667 i cittadini con almeno 105 anni di età e non mancano coloro che hanno compiuto 110 anni, i cosiddetti supercentenari, tra cui uno soltanto è maschio, una eccezione quindi. Pur non essendo femmina, io stesso aspiro ad oltrepassare il secolo di vita, anche se non conta solo la quantità di decadi ma pure la loro qualità. Dunque, mi auguro di non annoiarmi mai, altrimenti tanto vale congedarsi.
Quanto all'ostilità che tu avverti nei confronti di chi è vetusto, devo ammettere che non ti sbagli. Gli anziani vengono addirittura criminalizzati: è colpa loro se manca il lavoro, è colpa loro il debito pubblico, è colpa loro l'inquinamento del pianeta, quindi il cambiamento climatico, è sempre colpa loro. Ma non sono solamente i giovani ad adottare questo atteggiamento verso chi ha superato una certa soglia anagrafica, bensì gli anziani stessi.
Ti faccio un esempio. Proprio oggi, 7 novembre, leggo su Repubblica un commento di Natalia Aspesi riguardante la vittoria di Trump, che la signora descrive con parole inquietanti, aggiungendo che egli ha 78 anni, dunque è un vecchiaccio inutile da buttare via, e che «l'età fa sperare nell'Alzheimer», augurandosi forse che Trump si ammali di questo terribile morbo o insinuando che possa già esserne affetto, di sicuro avvalorando il pregiudizio che chi è canuto sia anche rincretinito. Del resto, questo è ciò che i democratici affermavano anche di Joe Biden, che alla fine hanno obbligato, dopo una campagna di odio e di persuasione in cui sono state tirate in ballo anche le non persuasive star di Hollywood, a ritirarsi cedendo il posto nella corsa verso la Casa Bianca ad una donna ben più verde ma non di certo più capace di lui, Kamala Harris, la sconfitta.
Eppure Aspesi non è fresca come una rosa, avrà circa duecento anni o giù di lì e, se ella può scrivere le sue cazzate su Repubblica, non si capisce perché Trump non possa governare gli Stati Uniti essendo stato votato da decine e decine di milioni di cittadini statunitensi.
Ecco, io credo che nel risentimento e nell'assenza di rispetto dilaganti nei confronti dei nonni un ruolo decisivo lo svolga in particolare la cultura di sinistra. Penso a Beppe Grillo, il quale propose qualche anno addietro di togliere il diritto di voto ai cittadini sopra i sessant'anni circa. Gli andarono dietro anche alcuni dem. Alla sinistra piacciono solo i neri e le donne, gli immigrati e gli omosessuali. Dunque il fatto che un individuo sia anziano diventa un motivo per attaccarlo, ingiuriarlo, metterlo alla berlina, screditarlo e farlo passare quale inetto o rincoglionito. Lo hanno fatto con Biden. Ora lo fanno con Trump. E persino con me, cara Adelaide, ci provano.
Ma questo non cambia il fatto che Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti, quantunque a Natalia Aspesi e agli amici del suo club ciò non sia gradito, anzi, nonostante questa realtà sia per loro del tutto indigeribile.