Come sta andando la proposta di legge sulla settimana corta

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22 Ottobre 2024 08:51

Il ddl comune presentato da Pd, M5s e Avs sulla settimana corta lavorativa rischia di essere svuotato del tutto. Il centrodestra ha proposto un emendamento che lo sopprimerebbe, e il voto è atteso già domani, mercoledì 23 ottobre.

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Dopo mesi di lavoro interno all'opposizione, la proposta di legge per lanciare in Italia la settimana lavorativa corta (di quattro giorni, o comunque fino a 32 ore a settimana) potrebbe sparire. Il testo era stato presentato a inizio ottobre, con l'aspettativa – stando al calendario parlamentare – che sarebbero partiti subito i lavori in commissione Lavoro alla Camera, per arrivare in Aula il 21 ottobre. Ora non solo questa scadenza è passata, ma il ddl rischia di essere soppresso del tutto, già domani, da un voto del centrodestra.

Cosa dice la proposta di legge sulla settimana corta

Ricapitolando: la proposta di legge sottoscritta da Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra è il frutto di un lavoro di lima iniziato almeno ad aprile, quando c'erano tre ddl diversi, uno per partito. C'erano contenuti diversi nelle proposte, ma anche molti punti in comune, e infatti nel corso dell'estate si è arrivati lentamente a un testo comune.

La proposta ora è di promuovere dei contratti collettivi che riducano l'orario di lavoro (fino a 32 ore a settimana, come detto), aiutando anche le aziende che lo fanno con degli sconti sui contributi. Dopo tre anni di sperimentazione, l'orario di lavoro verrebbe ufficialmente ridotto con un Dpcm in molti settori, e non sarebbe più solo una pratica facoltativa. In più, il ddl prevede anche la possibilità per i dipendenti di lanciare un referendum interno all'azienda per promuovere un contratto che riduca l'orario di lavoro.

L'emendamento di Fratelli d'Italia per cancellare il ddl

I lavori parlamentari finora sono andati a rilento, e solo pochi giorni fa sono arrivati gli emendamenti. Con una doccia fredda per l'opposizione. Nella lista completa delle proposte di modifica, presentate quasi esclusivamente da Italia viva, ce n'è anche una di Fratelli d'Italia: "Sopprimerlo".

Un emendamento, insomma, che cancellerebbe del tutto il testo di legge. Non un compromesso o una modifica, anche significativa, come si era prospettato poche settimane fa, ma direttamente una soppressione dell'intero ddl.

Nei giorni scorsi è arrivata la reazione delle opposizioni. È intervenuta la segretaria del Pd Elly Schlein, dicendo che "Fratelli d'Italia per l'ennesima volta decide di stroncare un'iniziativa unitaria delle opposizioni" e condannando un "atto di arroganza" nei confronti di "decine di migliaia di lavoratori che aspettano una risposta".

Anche i capigruppo di Verdi-Sinistra e Movimento 5 stelle in commissione si sono lamentati: Franco Mari (Avs) ha criticato la decisione di "rifiutare drasticamente il confronto", mentre Valentina Barzotti (M5s) ha dichiarato che "la maggioranza vuole affossare con un colpo di mano un'altra proposta di legge delle opposizioni", ricordando che "diciotto Paesi nel mondo stanno già testando la cosiddetta ‘settimana corta'".

Cosa può succedere ora

La discussione in commissione Lavoro degli emendamenti partirà domani, mercoledì 23 ottobre. La richiesta delle opposizioni a FdI è chiara: ritirare l'emendamento soppressivo, e perlomeno discutere dei temi inseriti nel ddl. Anche perché, ormai oltre un anno fa, dal governo Meloni era arrivata una apparente apertura sulla riduzione dell'orario di lavoro.

Nelle scorse settimane, peraltro, sembrava che le basi per trovare un compromesso si potessero trovare. Prima della presentazione dell'emendamento, ad esempio, era emerso uno scetticismo del centrodestra su alcuni punti specifici: il referendum dei dipendenti, ad esempio, e il fondo per tagliare i contributi alle aziende aderenti, che costerebbe 600 milioni di euro in tre anni.

Alla fine, però, la maggioranza non ha formulato una sua controproposta, e ha preferito presentare un solo emendamento per cancellare il ddl. Se deciderà di non fare un passo indietro, ci sarà poco che le opposizioni possano fare. Domani, quindi, potrebbe chiudersi la possibilità di sperimentare la settimana corta in Italia, almeno per il prossimo futuro.

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