Il litigio per un’inezia col dirimpettaio gli ha reso la vita impossibile. Ora non sa come fare. Scrivi a: postadelcuore@ilgiornale.it
Odio il mio vicino di casa. Non so se questa sia la sede giusta, ma visto che l’uomo che forse più detesto sulla faccia della terra (certo, non li conosco tutti) condivide il mio stesso pianerottolo e la sua porta d’ingresso fissa in cagnesco la mia, nemmeno io ho una sede e quindi approfitto di questa. Vivo solo, come lui del resto e inevitabilmente, sono in pensione e il mio appartamento è sempre stato il mio rifugio. Fino a quando non ho litigato per un’inezia col dirimpettaio e da allora mi rende la vita impossibile con ogni diabolico dispetto. Rientrare a casa mia è diventato un incubo.
Il vicino della porta accanto
Caro vicino della porta accanto, ho la massima comprensione per il suo concetto di casa-rifugio. E non oso neppure immaginare cosa sarebbe per me dover trasformare l’idea del rientro tra le quattro mura in un incubo. Quindi mi concentrerò, ‘brutalmente’ ( indipendentemente dai torti, dalle ragioni e dall’antipatia del suo dirimpettaio) sulla soluzione. Deve assolutamente arrivare al risultato di poter riconsiderare il suo appartamento un porto sicuro. Quindi io non avrei dubbi. Faccia il primo passo verso il vicino, appiani i dissapori, gli lasci sullo zerbino una bottiglia di vino, un cactus, un abbonamento per l’Opera, o per dieci sedute di yoga o di kick boxing (se non ritiene che possa ritorcersi contro di lei). Suoni alla sua ringhiosa porta e si proponga per un chiarimento o per un po’ di compagnia (forse è la solitudine ad averlo inasprito) . Ci guadagnerà la pace. O forse addirittura un amico.