Costruttori cinesi in Italia? Il sogno del Governo naufraga (per ora) sui dazi europei

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Fatti a motore

Costruttori cinesi in Italia? Il sogno del Governo naufraga (per ora) sui dazi europei

| 26 Ottobre 2024

Fra Bruxelles e Pechino si continua a mediare sull’entità dei dazi che l’Unione Europea ha inflitto alle vetture elettriche prodotte dalla Repubblica Popolare e importare nel vecchio continente. Tuttavia, l’entrata in vigore dei dazi rischia di far naufragare gli sforzi del Governo italiano di far arrivare nello Stivale un costruttore di automobili di passaporto cinese; che possa sopperire al crollo dei volumi produttivi delle vetture di Stellantis.

Secondo Bloomberg, infatti, Pechino sarebbe in pressing sui “suoi” costruttori affinché mettano in stand-by le loro strategie industriali di produzione in Europa, compresa la ricerca di siti produttivi e la stipula di accordi commerciali e industriali con aziende ed istituzioni europee. Appare evidente che alla base di questa brusca frenata dei cinesi ci sia la volontà di avere uno strumento negoziale in più per ammorbidire il più possibile le tariffe doganali.

Sicché l’arrivo di Dongfeng in Italia, per ora, è stato congelato e potrebbe non avverarsi più, con buona pace di Roma che pur appoggia la politica dei dazi europei alle auto made in China. L’azienda avrebbe già comunicato alle nostre istituzioni della sospensione del progetto in risposta al sostegno italiano alle politiche protezionistiche europee. Mentre la Changan ha annullato l’evento di presentazione delle sue strategie europee, inizialmente previsto a Milano. Alla base delle decisioni cinesi, inoltre, ci sarebbe pure la volontà di schivare possibili problemi di sovracapacità produttiva di vetture elettriche, che attualmente restano indigeste al mercato europeo.

E se a Roma si piange (almeno per ora), a Budapest ed Ankara si ride: il colosso BYD, infatti, procede spedito col suo progetto per una fabbrica in Ungheria, mentre in Turchia il car maker di Shenzhen investirà 1 miliardo di euro per fabbricare auto a batteria da esportare, dribblando le tariffe doganali continentali in virtù dell’accordo di libero scambio tra Turchia ed Europa.

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