Il 18 gennaio 2023 è una giornata frenetica per il gruppo di via Pattari. Bisogna affrontare una criticità: l’immediata cancellazione di tutte le chat e qualsiasi traccia di conversazione tra i componenti della squadra. Quindi dotarsi di un sistema di protezione efficace che, annotano i carabinieri del Nucleo operativo di Varese, viene installato nei cellulari proprio poche ore dopo un incontro in Procura a Milano nel quale gli investigatori informavano i magistrati sull’attuabilità di inserire un trojan nell’apparecchio di Nunzio Calamucci, la mente tecnologica del gruppo. Operazione che, a questo punto, salta.
CONTROMISURE
Nelle migliaia di pagine di atti dell’inchiesta su Equalize, la società presieduta dall’autosospeso presidente di Fondazione Fiera Milano attiva nella creazione di presunti dossier illegali ed esfiltrazione illecita di contenuti dalle banche dati nazionali, chi indaga rimarca come la gestione del potere «derivante dalla capacità di “sapere ogni cosa” costituisca l’elemento di maggiore pericolosità del sodalizio». La consapevolezza di essere «privilegiati, intoccabili e di possedere informazioni in grado di avere un’immensa capacità persuasiva e ricattatoria costituisce il manifesto di questa associazione». Che a un certo punto, però, si sente vulnerabile. A dicembre 2022, riporta l’informativa, il gruppo scopre un’attività della Procura di Torino sul conto della SKP di Daniele Rovini e su altri soggetti legati ad Equalize. L’analisi forense dei dispositivi di Rovini, rappresentante legale di SKP Servizi di sicurezza, e dell’ingegnere informatico Gabriele Pegoraro «ha portato ad accertare accessi abusivi ai sistemi informatici protetti da misure di sicurezza, carpendo informazioni da pc, tablet e smartphone di soggetti ignari». La collaborazione con Equalize, stando alle carte, si sarebbe concretizzata nel presunto confezionamento di documenti per conto di Paolo e Marco Besana (indagati), figli del fondatore dell’azienda di modellismo Bburago alle prese con una contesa per l’eredità. Perciò il gruppo di via Pattari si allarma ed «emblematiche sono le contromisure adottate per quanto riguarda il timore di essere oggetto di perquisizione e indagine». I carabinieri intercettano le conversazioni tra Calamucci, gli hacker Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli mentre negli uffici dietro al Duomo «sono intenti a “cremare” i vecchi telefoni, ovvero a resettarli in maniera definitiva». Dopo di che intervengono «alcune coincidenze», così vengono definite nell’informativa, che impediscono agli investigatori di attivare i servizi di intercettazione nei confronti di Calamucci. Il 18 gennaio, a seguito della cancellazione delle chat, lui e Camponovo sostituiscono i loro cellulari «con un nuovo modello di tecnologia non compatibile con il trojan “0 click” fornito dalla società “GR Sistemi Srl”», il cui partner tecnologico è la società israeliana Bindecy Ltd titolare del sistema denominato Crispr. Negli atti, pur senza trarre conclusioni, i carabinieri fanno notare che «il cambio dei telefoni dei due indagati è del giorno seguente la riunione tenutasi il tardo pomeriggio del 17 gennaio 2023 presso la Procura della Repubblica di Milano dove si informava della fattibilità circa l’esecuzione del trojan sul telefonino di Calamucci».
L’HARD DISK
La raccolta di dati da parte della squadra, ha rivelato l’inchiesta, ha beneficiato anche di un’occasione fortuita. Sperando di trovare «dei tecnici riservati e qualificati» nel gruppo guidato da Carmine Gallo, l’ex ispettore di polizia socio di Equalize, un poliziotto avrebbe commesso l’«imprudenza di consegnare loro» un hard disk con dati di lavoro da riparare. Supporto sistemato e riconsegnato solo dopo aver copiato e archiviato il contenuto. Gallo commenta la «fortuita informazione» con Calamucci a giugno di un anno fa. «Certo che son messi male lì in Digos - dice il tecnico - L’hard disk dove hanno salvato i lavori... come fate ad andare avanti così? Lui mi ha detto che riceve un ca....tone se fa presente sta roba. Va beh, ci sarà qualche indagine che ci serve no?». Gallo esorta a «fare comunque una copia» e Calamucci concorda: «Certo, tu prendi tutto comunque».