20 Novembre 2024 14:02
Edoardo Leo, al cinema con il film “Non sono quello che sono” di cui è regista, parla anche della serie Il Clandestino. La seconda stagione era in programma, ma la scomparsa di Hassan Shapi, coprotagonista della fiction, lo ha messo in crisi sull’ipotesi di andare avanti.
Tra le fiction Rai di successo della scorsa stagione televisiva c'è anche Il Clandestino, con protagonista Edoardo Leo. Il successo dei primi episodi aveva fatto sperare in un ritorno della serie, per la quale era già prevista un secondo capitolo. Aparlare della questione è l'attore romano, intervistato dall'Adnkronos, dove spiega che la morte di Hassani Shapi l'ha messo in crisi.
I dubbi sulla seconda stagione de Il Clandestino
I presupposti per la nuova stagione de Il Clandestino c'erano tutti, ma non quello fondamentale per Edoardo Leo, la presenza di un compagno d'avventura che aveva reso l'intera serie un viaggio da compiere insieme. È stato proprio l'attore romano a dare la notizia della scomparsa dell'attore keniano sui social e parlando della possibilità di realizzare la seconda stagione: "La prima è andata molto bene, ma la scomparsa di Hassani Shapi, socio di Luca Travaglia nella serie e amico nella vita, mi ha fortemente messo in crisi sull'ipotesi di andare avanti" per poi sottolineare: "nonostante io sia il protagonista, parte del successo è grazie a lui che ha creato un personaggio meraviglioso: il contrappunto comico della storia rispetto al mio personaggio ombroso, introverso e pure un po’ antipatico. Mi sento orfano di quell'uomo e di quel personaggio".
Edoardo Leo al cinema con Non sono quello che sono
Leo è adesso nelle sale cinematografiche con la trasposizione dell'Otello di Shakespeare in una veste inedita e a suo avviso decisamente più attuale, che ritiene possa essere l'unica versione possibile ad oggi: "Per troppi secoli c’è stata la convinzione che Otello fosse un eroe romantico" nonché "l’uomo che era stato costretto a uccidere per troppo amore a causa di un inganno". L'attore e regista del film, a cui ha dato il titolo di "Non sono quello che sono" ha poi aggiunto: "Avrei dovuto intitolarlo ‘La tragedia di Desdemona', qui sbatto in faccia al pubblico un femminicidio nella sua crudezza, non è una ricostruzione romantica. E mi sono accorto che la gente esce dalla sala ferita, sconvolta".