Andrea Stroppa è un ragazzo di 30 anni, romano, tra i più grandi esperti di cybersicurezza. Qualche anno fa era un pirata di Anonymous. Dicono tutti che sia lui l'uomo di Musk in Italia.
Andrea, quale è il suo rapporto con Musk?
«Sono orgogliosamente suo amico».
Lei è il referente italiano di Musk?
«Mah. Ho un ruolo di advisor in alcune sue aziende e in Starlink, e ci confrontiamo spesso su alcuni temi che riguardano l'Italia».
Come ha conquistato la sua fiducia?
«Chiediamolo a lui».
Cosa pensa della risposta di Mattarella alle dichiarazioni di Elon Musk sui giudici italiani?
«Il comunicato di Musk è chiaro: rispetto per Mattarella ma Elon continuerà a dire la sua fino a quando sarà un privato cittadino. Sono certo che i rapporti tra Italia e Usa andranno sempre meglio».
Musk apprezza il suo lavoro?
«Sì, ma l'essenziale è l'amicizia e il confronto».
Qual è il progetto politico di Musk?
«In realtà non esiste. Esiste un imprenditore che guardando il suo paese ha scelto di contribuire alla battaglia di Trump, perché si è accorto che molti pensieri di Trump sono esattamente quelli di Musk».
Perché fa così paura che una persona come Musk possa influire sulla politica americana e quindi mondiale?
«Perché non è controllabile. È una persona con un patrimonio di 300 miliardi».
Se si mette in testa un obiettivo lo realizza?
«Sì. Se vuole fare quella cosa non lo ferma nessuno».
Trump cosa si aspetta da Musk?
«Gli ha fatto vincere la Pennsylvania e contribuito in molti Stati chiave grazia alla sua America PAC. Non basta?».
Musk ha il merito della vittoria di Trump?
«Beh, mi pare evidente».
Musk è un uomo di destra?
«No».
Cosa è politicamente?
«Un centrista».
Ha un punto debole?
«Se vuoi contrastarlo lo devi eliminare fisicamente. E molti sognano di eliminarlo».
Perché vogliono eliminarlo?
«Non scende a patti. Musk è un mondo a sé. È un extraterrestre».
È vero che Musk si è seduto accanto a Trump quando c'è stata la telefonata con Zelensky?
«Sì, c'era anche lui presente».
C'è intesa tra Trump, Meloni e Salvini?
«Sì. Il rapporto di Meloni con Trump è buono. L'ultima telefonata è andata molto bene. Però l'Italia deve fare i compiti a casa, perché siamo in una situazione critica e rischiamo di non uscire dal pantano nel quale ci troviamo».
Quali compiti?
«Sburocratizzazione, taglio dei costi pubblici, investimenti e riforme. E poi rimpasto di persone nell'esecutivo, scegliendo personale competente e senza paura di prendere decisioni pesanti».
Quali decisioni?
«I cittadini chiedono più sicurezza, tasse più basse, più posti di lavoro e meno sprechi, che ci sono anche nelle aziende italiane di Stato. Resettare il management se necessario, perchè no?».
Quanto la genialità di Musk potrebbe essere un valore per l'Italia?
«Qual è il problema dell'Italia? Ha tantissime piccole imprese, ad alto contenuto tecnologico, ma che non riescono a crescere. Il Paese non ha dimensioni per poter competere a livello internazionale. Il perché si trova nelle politiche industriali non all'altezza, (penso agli incentivi, che sono come una droga. Cosa succede al drogato? Che ha sempre bisogno della droga per restare in piedi). E poi in un sistema poco competitivo perché la competizione viene bloccata dalla burocrazia e dai corpi intermedi».
Però c'è il Pnrr...
«Ne parlavo con manager americani in questi giorni in Texas. Loro dicono: nel Pnrr c'è una quantità di soldi eccezionale. Ma questi soldi cosa produrranno? Se tutto va bene una crescita del l'1 per cento. Così non funziona. È sprecare un'occasione».
Cosa bisogna fare?
«Cancellare tutto e ricominciare da capo. Contrattare con Bruxelles un nuovo piano: infrastrutture, scuole, carceri, sanità, e sostegno alle imprese».
Soldi alle imprese in difficoltà?
«No. Le aziende decotte vanno chiuse. E bisogna investire per costruirne di nuove, forti e sane».
Un esempio?
«Tim. Ha chiesto per decenni supporto finanziario allo Stato. In America avrebbe già portato i libri in tribunale».
Cosa pensa dell'uscita di Musk contro i giudici italiani che hanno liberato degli immigrati irregolari?
«L'idea della nuova amministrazione americana è molto semplice. Chi è entrato illegalmente negli Stati Uniti verrà o rimandato a casa o messo in un luogo di detenzione. E lo faranno senza intralci perché il sistema giudiziario degli Stati Uniti lo permette. Il nostro sistema giudiziario italiano è incomprensibile dagli Stati Uniti. E questo è uno dei motivi per i quali gli americani non investono in Italia».
Come è possibile che fino al giorno prima delle elezioni americane tutti parlavano di un testa a testa?
«Musk era uno dei pochi che sapeva che avrebbe stravinto Trump».
Come lo sapeva?
«Ha dei buoni analisti. E poi ha una abitudine: va a parlare con la gente».
Quindi Musk ha anche un lato di umiltà?
«Trecento miliardi di patrimonio. Non ha una barca, vive in una casa normalissima, tutto il giorno al lavoro...».
Non è un uomo delle élite?
«Ma per carità!».
Lei è stato coinvolto nella vicenda giudiziaria su spionaggio e corruzione. Come è successo?
«Non posso commentare per rispetto delle indagini in corso. Le affronto con pazienza e con fiducia nella magistratura»
Lei si sente più italiano o americano?
«Orgogliosamente italiano e triste perché l'Italia non decolla anche se non manca il capitale umano. Con Elon spesso parliamo di Fermi, Segrè, Amaldi, Maiorana. Il fascismo non dava una lira alla scienza, eppure i nostri fisici erano i più bravi del mondo. Col laboratorio nettamente più scarso di quello dei francesi e dei tedeschi, gli italiani di Fermi stavano cambiando il panorama della fisica teorica e sperimentale».
In Italia un ministro eletto è a processo perché ha cercato di fermare gli sbarchi.
«Per questo Musk ha scritto che Sea Watch è una organizzazione criminale».
Musk vuole demolire la cultura woke?
«Assolutamente sì. La prima cosa che farà sarà di chiudere il dipartimento dell'istruzione».
E sull'economia?
«Taglio della spesa pubblica».
Licenziamenti in massa?
«Sì, nei ministeri chi ha prodotto poco per i cittadini andrà a casa».
Un dramma?
«No. Negli Stati Uniti la disoccupazione è bassissima. È facile trovare nuovo lavoro».
Ma Musk nelle sue aziende licenzia?
«Fa lavorare 180 mila dipendenti. Con l'indotto di milioni. Non licenzia gli operai. Se licenzia, licenzia i dirigenti. Gli operai stanno bene nelle sue aziende. Lui è nato nella classe media, scappato da un padre violento con la mamma negli Usa, con in tasca solo 2mila dollari».
Ma non ci sono i sindacati?
«No. Non servono».