Francia-Israele blindata. Stadio vuoto, sinistra choc

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Massima allerta per il match. Pochi spettatori, Macron ci sarà. Accuse alla gauche: "Sta con gli antisemiti"

Francia-Israele blindata. Stadio vuoto, sinistra choc

Dispositivo di sicurezza ultrapotenziato. Quattromila agenti mobilitati fra poliziotti e gendarmi, di cui 2500 attorno allo stadio e 1500 distribuiti per le strade e i mezzi di trasporto. Spaventa il match Francia-Israele di stasera allo Stade de France di Saint Denis, alle porte di Parigi, quinta giornata della Nations League. Troppo fresche le immagini scioccanti di Amsterdam, dove una settimana fa il mondo ha assistito a una delle pagine più buie della recente storia europea: la brutale aggressione, a fine partita, dei tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv dopo il match con l'olandese Ajax, un atto di antisemitismo che il presidente israeliano Herzog ha definito un «pogrom» e per il quale il re d'Olanda Willem-Alexander si è scusato parlando di «fallimento, come con la Shoah».

Il match fa paura alle autorità dei due Paesi coinvolti tanto che, dopo il suggerimento del premier Netanyahu ai tifosi israeliani di evitare Parigi, sugli spalti sono attese 20mila persone, contro le 80mila che lo stadio può contenere. Ci saranno cinque tifosi per ogni poliziotto e in tribuna il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il primo ministro Michel Barnier e l'ex presidente Nicolas Sarkozy, a riprova che la Francia non si piega all'antisemitismo. Avrebbe rinunciato, dopo proteste in patria, il ministro delle Finanze israeliano e leader di estrema destra Bezalel Smotrich.

«C'è un contesto e ci sono tensioni che rendono questa partita un evento ad alto rischio», ha spiegato il capo della polizia di Parigi Laurent Nuñez, aggiungendo che le autorità «non tollereranno» alcuna violenza. «È già molto grave che non possiamo andare in pace a una partita», lamenta qualche cittadino francese di religione ebraica. Serena, invece, la nazionale israeliana, che si allena in una località segreta: «Ci sentiamo abbastanza sicuri qui, ci sono molte forze di sicurezza intorno a noi», ha commentato l'allenatore Ran Ben Shimon.

Grande assente sul campo sarà l'asso francese Kylian Mbappé. L'allenatore della Francia, Didier Deschamps, ha spiegato la decisione di non convocarlo con un secco «perché è meglio così» e ha poi precisato: «Non è per ragioni extrasportive» (da metà ottobre Mbappé è indagato per stupro in Svezia). Subito è partita la dietrologia. Radio J, emittente della comunità ebraica, ha sottolineato che «c'è qualcosa di strano in questa storia. Mbappé mancherà due partite con la nazionale quest'anno, ed entrambe sono contro Israele. Spero per lui che non sia per ragioni politiche». In realtà l'altra partita è quella del 17 novembre contro l'Italia, ma tanto è bastato per insinuare qualche sospetto (e su Mbappé ne circolano per ora ben altri legati al suo stato di salute mentale).

A finire sul banco degli imputati, nel dibattito politico, è invece la gauche estrema di Jean-Luc Mélenchon e della sua France Insoumise, da tempo accusata di antisemitismo, ancor più dopo il 7 ottobre e la guerra a Gaza. Se la politica francese ha condannato i fatti di Amsterdam all'unanimità, il partito di Mélenchon ha voluto sottolineare le «provocazioni» israeliane, «i canti razzisti» e «le bandiere palestinesi strappate» che hanno preceduto i pestaggi. Il deputato Raphaël Arnault ha rimarcato che i tifosi del Maccabi Tel Aviv «sono famosi per ospitare le più grandi frange di hooligan di estrema destra, razzisti e violenti».

«Ad Amsterdam non sono venuti a raccogliere narcisi», ha detto. Indignati per le sue parole i Socialisti: «Così si giustifica la violenza - ha commentato il deputato Jérôme Guedj - Diventa preoccupante quando si lascia intendere: se la sono cercata...».

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