Francia, torna la rivolta degli agricoltori: a Tarascona mucchi di letame di fronte all’ufficio delle imposte

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 a Tarascona mucchi di letame di fronte all’ufficio delle imposte

I sindacati chiamano alla mobilitazione il 18 e 19 novembre: lamentano l'aumento dei costi di produzione e delle materie prime. Inoltre, sono costretti a vendere a prezzi troppo bassi i loro prodotti, a causa delle importazioni a basso costo da Paesi extra UE, e all'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i Paesi del Mercosur

| 15 Novembre 2024

“Nous allons nous mettre en route à partir de lundi”: a meno di un anno dalla crisi agricola che lo scorso inverno ha scatenato un’ondata di proteste, iniziata in Germania, e poi estesa in tutta Europa, la FNSEA, il principale sindacato agricolo, seguito dai sindacati minori, ha lanciato un nuovo appello a manifestare sin dalla settimana prossima. Ma già oggi ci sono i primi “focolai” di proteste. Nel sud, a Tarascona, stamattina gli agricoltori hanno scaricato mucchi di letame davanti alla sede dell’ufficio delle imposte. Poco lontano, a Rousset, hanno bloccato la piattaforma logistica della catena di supermercati LIDL.

Nell’Est, decine di agricoltori si sono radunati lungo la strada dipartimentale tra Rixheim e Habsheim occupando una rotatoria e rallentando il traffico. Un anno dopo “il malcontento degli agricoltori non è cambiato e resta profondo”, ha detto Véronique Le Floc’h, presidente del sindacato Coordination rurale. Ed anche la rabbia. In Francia avevamo visto file chilometriche di trattori bloccare le autostrade fino alle porte di Parigi e procedere, anche da Olanda, Germania o Italia, fino alle istituzioni europee di Bruxelles.

I motivi del malcontento: l’aumento dei costi di produzione, materie prime e prodotti fitosanitari, i prezzi troppo bassi ai quali sono costretti a vendere i loro prodotti, anche a causa delle importazioni a basso costo da Paesi extra UE, e anche l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Bolivia), che creerebbe squilibri per la filiera produttiva europea, a causa delle asimmetrie negli standard produttivi, con gravi conseguenze sociali, “la morte delle piccole aziende”.

La data della nuova mobilitazione degli agricoltori francesi del resto non è stata scelta a caso, poiché lunedì e martedì prossimi, 18 e 19 novembre, si tiene a Rio de Janeiro, in Brasile, il vertice del G20, durante il quale il contestato accordo potrebbe essere siglato. Per il presidente della FNSEA, Arnaud Rousseau, l’Europa non può diventare un “colabrodo” e “non può importare prodotti che non soddisfano nessuno dei nostri standard”. Il sindacato dei Jeunes agriculteurs ha promesso una mobilitazione “sulle strade europee”. Sanno di avere il sostegno dei francesi, l’82% secondo l’ultimo sondaggio.

Un anno fa il governo di Parigi aveva fatto delle promesse: migliori remunerazioni, sostegno al settore vitivinicolo, fondi di emergenza per il settore ovino colpito dalla febbre catarrale FCO, prestiti garantiti dallo Stato per gli agricoltori in difficoltà, semplificazione della burocrazia. “Abbiamo paralizzato il Paese per un mese. Ci aspettavamo delle risposte, ma il tempo è passato e non è cambiato nulla”, dice un allevatore ai media francesi. La Loi d’orientation agricole per la “sovranità agricola” e il “rinnovamento generazionale” in agricoltura, che era stata presentata in Consiglio dei ministri il 3 aprile scorso, è stata infatti sospesa per la recente crisi di governo, con la dissoluzione dell’Assemblea nazionale e le legislative anticipate, per cui ormai non sarà esaminata in Parlamento prima del gennaio 2025.

Arnaud Rousseau assicura che per ora non si tratta di “bloccare le autostrade”, né di “affamare” il Paese, ma promette una nuova “rivolta agricola” se non arrivassero azioni concrete da parte del governo: “Non vogliamo dare fastidio ai francesi. Vogliamo dire loro quanto siamo orgogliosi di nutrirli e che ha senso continuare a produrre in Francia”. La remunerazione degna degli agricoltori resta la loro prima rivendicazione. C’è ancora anche il problema della semplificazione burocratica. La situazione è stata aggravata poi dal susseguirsi di crisi sanitarie (con focolai di influenza aviaria e malattia emorragica epizootica, l’EHD, che colpisce i bovini) e dai raccolti scarsi del 2024, dovuti soprattutto alle piogge abbondanti. Ormai gli agricoltori e gli allevatori in difficoltà vengono aiutati dall’associazione Solidarité Paysans.

Riguardo al Mercosur, intendono soprattutto fare pressioni su Emmanuel Macron per far saltare l’accordo commerciale. Il presidente si oppone da tempo al trattato (anche per non peggiorare la crisi interna), ma è uscito indebolito dalla crisi di governo e sulla questione resta piuttosto isolato in Europa. Se può contare sull’asse con l’Italia e l’appoggio di Polonia e Austria, si scontra invece con Germania e Spagna, che incoraggiano l’accordo, come la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Mercoledì, a Bruxelles, il premier Michel Barnier aveva ribadito la posizione della Francia: “Questo accordo non è accettabile e non si farà”. Martedì più di 600 parlamentari francesi avevano inoltre pubblicato su Le Monde un appello rivolto proprio alla von der Leyen, osservando che il trattato, così come è, non soddisfa una serie di criteri fondamentali e indispensabili ad un’eventuale firma, tra cui l’adeguamento dei Paesi del Mercosur all’accordo sul clima di Parigi del 2015 e agli standard sanitari europei, e garanzie per evitare l’aggravamento della deforestazione in Europa.

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