Ghana: le proteste costringono il governo ad abrogare la legge sulle miniere

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Dopo settimane di proteste da parte della popolazione, il governo ghanese ha annunciato il ritiro della legge che consentiva l’estrazione mineraria nelle riserve forestali. Secondo il Ghana Institute of Foresters, nell’anno successivo all’approvazione della norma, sono stati concessi contratti di locazione mineraria su un quinto delle aree forestali del Paese. All’inizio di questo mese, una coalizione di cittadini ha organizzato una manifestazione di tre giorni contro l’attività mineraria, denunciando che la legge stava, tra l’altro, favorendo le estrazioni illegali su larga scala.

La norma, risalente al novembre 2022, consentiva l’estrazione nelle riserve forestali, compresi gli hotspot di biodiversità, delle zone particolarmente ricche di diversità biologica già considerata a rischio. Di fatto, un colpo di grazia per numerose specie animali e vegetali, nonché per gran parte delle comunità esposte agli impatti delle miniere. Per queste ragioni, diverse coalizioni di cittadini, prima fra tutte la Coalizione dei cittadini preoccupati per il galamsey, hanno iniziato a protestare duramente. Il galamsey – termine locale derivante dall’espressione “raccogliere e vendere” – consiste nell’estrazione mineraria illegale su piccola scala, la stessa pratica illecita che i cittadini ritengono stia ampliando il suo raggio d’azione proprio per colpa della suddetta legge. I manifestanti, guidati dal gruppo che rappresenta tutti i sindacati del Ghana, hanno così minacciato un blocco nazionale per lo scorso 10 ottobre e richiesto il ritiro della dibattuta norma, lo stato di emergenza per affrontare l’estrazione mineraria illegale e l’applicazione di misure più severe per eliminare il fenomeno dalle riserve forestali. La sola intimidazione sembra sia stata sufficiente. I leader sindacali hanno infatti revocato lo sciopero dopo essere stati ricevuti dai vertici del governo. Contestualmente, il presidente Nana Akufo-Addo ha accolto parte delle richieste, tra cui la revoca della legge pro-miniere.

Le dichiarazioni del presidente hanno ribadito che i corpi idrici e le riserve forestali sono “zone rosse” per l’estrazione mineraria e che le attività di rilevamento, prospezione ed esplorazione sono vietate in esse. Inoltre, il presidente ha approvato una direttiva per rafforzare la cosiddetta Operazione Halt, uno sforzo contro l’estrazione mineraria illegale che include il dispiegamento di imbarcazioni militari sui fiumi. Il governo ha poi affermato che sta lavorando con la magistratura per aumentare il numero di tribunali competenti in reati legati all’estrazione mineraria. Ciononostante, alcuni promotori della campagna di opposizione alla legge si sono detti delusi sia dalla risposta del governo che dalla decisione dei sindacati di revocare lo sciopero. «Le misure delineate dal governo per reprimere l’attività mineraria illegale non sono nuove» – ha dichiarato un attivista secondo cui i sindacati avrebbero dovuto rimanere uniti per far valere le loro richieste attraverso lo sciopero nazionale. Nel complesso, la questione è dirimente a livello politico, dal momento che il Ghana andrà alle urne il prossimo 7 dicembre per le elezioni presidenziali.

Il Ghana è il principale produttore africano di oro, un primato che sta tuttavia costando caro all’ambiente e alla popolazione del paese. L’estrazione illegale di oro in Ghana ha subito tra l’altro un’impennata dopo che, quest’anno, il prezzo del metallo prezioso è aumentato di quasi del 30% in tutto il mondo. L’estrazione d’oro comporta gravi danni per la salute degli operai, nonché l’inquinamento dei fiumi e la distruzione delle foreste. Le pratiche di galamsey in Ghana hanno già inquinato molti corsi d’acqua con sostanze chimiche nocive come il mercurio. A dirla tutta, l’estrazione su piccola scala dell’oro è la principale fonte di inquinamento da mercurio sulla Terra. In questa pratica, il mercurio metallico, utilizzato per separare l’oro dal resto del minerale, viene prima aggiunto e poi fatto evaporare, ma se inalato provoca gravi danni neurologici e altre patologie. I minatori sono quindi i soggetti più a rischio, ma anche le comunità vicine alle miniere sono colpite dalla contaminazione da mercurio, il quale si accumula nel suolo, nelle acque potabili e nei prodotti alimentari di base, come il pesce, una delle principali fonti di proteine in molte regioni in cui tali attività sono diffuse. Ad oggi, sono almeno 10 milioni le persone che usano il mercurio per estrarre l’oro in più di 70 paesi. In Ghana, la contaminazione da mercurio è così diffusa che la Ghana Water Company Limited, la principale azienda idrica del Paese, si è vista costretta a tagliare le forniture idriche a migliaia di famiglie perché molte fonti d’acqua sono state compromesse. Secondo alcuni esperti, il Ghana potrebbe persino dover iniziare a importare acqua potabile dato che almeno il 75% delle forniture è stato reso inutilizzabile.

[di Simone Valeri]

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