Gloria Pompili, uccisa a bastonate dai parenti: 50 euro di multa all'assistente sociale che non denunciò

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L’operatrice è stata accusata di non aver segnalato le criticità del grave contesto ambientale in cui viveva la vittima

 50 euro di multa all'assistente sociale che non denunciò

Un’ammenda di 50 euro: questo quanto sancito dalla giustizia nei confronti dell’assistente sociale che non intervenne per il caso di Gloria Pompili, la 23enne di Frosinone assassinata il 24 agosto del 2017 davanti ai suoi due figli piccoli. La situazione familiare della giovane era nota ai servizi sociali, per la precisione all’ex operatrice Sandra Nobile, ma secondo la magistratura quest’ultima – accusata di omessa denuncia all’autorità giudiziaria – non si attivò per evitare che la situazione precipitasse.

Come riportato dal Messaggero, ieri è arrivata la sentenza del giudice Francesca Proietto, che non ha accolto la richiesta del pubblico ministero nonostante non fosse molto più pesante (90 euro). Per il reato di omessa denuncia all’autorità giudiziaria è prevista la reclusione fino a un anno solo quando a commetterlo è un pubblico ufficiale, mentre negli altri casi – come quello dell’operatrice sociale – sono previste pene sanzionatorie.

Sandra Nobile era finita a processo al termine degli accertamenti relativi all’omicidio di Gloria Pompili, assassinata a bastonate di fronte ai figli di 3 e 5 anni. Una condanna firmata dalla cugina Eloide Del Prete (condannata a 20 anni) e dal compagno egiziano Helesh Salem (condannato a 24 anni), infuriati con la 23enne perché nella sua attività di prostituta non si era impegnata abbastanza e aveva incassato meno del previsto. Fatale la violenza dei colpi ricevuti, tali da perforarle un polmone.

Gli investigatori accesero i riflettori sul clima familiare, in particolare su cosa accadeva all’interno della casa di Gloria Pompili.

Fu determinante la testimonianza di una vicina di casa che aveva informato i servizi sociali del Comune di Frosinone, spinta dai continui pianti dei figli della vittima. La donna, però, si sentì rispondere che doveva fare una foto e inviarla. Da qui la condanna a un’ammenda di 50 euro per il comportamento omissivo

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