L'organizzazione che ha violato le banche dati sensibili italiane potrebbe aver tentacoli molto lunghi: "Rete criminale assai vasta e strutturata 'a grappolo'"
Continuano a emergere nuovi dettagli sull'ampia rete di spionaggio partita da Milano, dalla società Equalize, che ha messo le mani su tutte le principali banche dati del Paese, anch quelle del ministero dell'Interno. I "burattinai" di queste operazioni, scrive il pubblico ministero, Francesco De Tommasi, nella richiesta di arresto, "sono soggetti che godono di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri, e che spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi, per bloccare iniziative giudiziarie".
Le investigazioni, che sono durate anni, "hanno dimostrato che la rete criminale in cui il gruppo di via Pattari (sede della società Equalize, ndr) si muove è assai vasta e strutturata per così dire 'a grappolo'". Ciò significa che l'organizzazione è stutturata in modo tale che "ogni componente del sodalizio e ogni collaboratore esterno dello stesso hanno a loro volta ulteriori contatti, nelle forze dell'ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni, attraverso cui reperire illecitamente dati e informazioni riservate e sensibili". La custodia cautelare è stata giustificata dal pm per creare "una spaccatura netta tra i soggetti per cui si richiedono le misure cautelari e i tanti soggetti, alcuni non ancora identificati, che potrebbero fornire loro un qualche aiuto per scalfire il granitico quadro indiziario". Tuttavia, il gip ha rigettato la richiesta di custodia in carcere e su questa la procura ha già annunciato ricorso.
Nel frattempo, soprattutto alla luce del contenuto delle intercettazioni nelle quali si parlava di virus installati nei server del ministero dell'Interno, il titolare del Viminale ha dato mandato al capo della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, di acquisire dall'autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del Ministero dell'Interno o sull'utilizzo illecito delle stesse. Tramite quelle,'organizzazione avrebbe clonato, o sarebbe entrata in possesso, anche di una mail in uso al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L'inchiesta è grossa, i possibili scenari sono inquietanti, soprattutto perché questa si inserisce in un contesto italiano in cui si sono altri fascicoli aperti in tal senso.
Ma il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ai giornalisti che chiedono se ci siano elementi di contatto tra l'inchiesta di Milano sul furto di banche dati e quella di Perugia sui dossieraggi, ha risposto in modo netto: "Si tratta di due indagini che per quello che io so non hanno alcuna attinenza fra di loro. Non ci sono collegamenti, almeno che mi risultino".