Giuseppe Conte pubblica i quesiti su cui si esprimeranno gli iscritti: c'è anche l'eliminazione del Garante
Il percorso di avvicinamento alla kermesse pentastellata, che si svolgerà a Roma il 23 e 24 novembre, prosegue su un doppio binario. Da un lato, si va avanti con le proposte che saranno esaminate e valutate dagli iscritti. Dall’altro c’è la preoccupazione, mista a curiosità, che monta nel gruppo parlamentare e ai vertici per le scelte che farà Grillo.
Il Garante furioso interverrà o meno all’evento finale dell’assemblea? Se sì lo farà «in presenza» oppure collegato? O magari improvviserà uno show in grado di oscurare Conte? Sono tante le domande sulle mosse del fondatore, tra big e peones dei Cinque Stelle. Interrogativi che turbano la truppa, proprio nel momento in cui vengono diffusi i quesiti che saranno votati dalla base tra una settimana. Domande che contengono i potenziali principi di una grande rivoluzione nel Movimento. Gli iscritti, infatti, potranno decidere se abolire tout court la figura del Garante oppure se ridimensionarla, rendendola «a tempo» o puramente «a titolo onorifico». Mentre il grimaldello per la modifica di nome e simbolo, che comunque Conte vorrebbe evitare, è il quesito sull’eliminazione di un articolo dello Statuto in cui si prevede che a proporre eventuali cambiamenti del logo siano «il Presidente o il Garante» e non più «Il Presidente di concerto con il Garante».
Ampia l’offerta delle varie possibilità per il superamento della regola dei due mandati. Qui le opzioni sono sette. Si va dall’eliminazione totale del tetto, consentendo a tutti un terzo mandato, fino alla possibilità di ricandidature solo per le cariche di sindaco e governatore. Ma anche la considerazione dei soli mandati «portati a termine» o deroghe ad personam in base alla produttività e «meriti acquisiti». E poi altre soluzioni più complesse, come l'applicazione della regola limitata «a ciascun livello istituzionale» o l'introduzione di una pausa di cinque anni per potersi candidare al termine dei due mandati e infine l’eliminazione della regola, ma solo a «livello comunale». E poi c’è il capitolo delle alleanze. Resiste l’opzione di dichiararsi né di destra, né di sinistra. Ma, in caso di scelta di definirsi progressisti, ci sono tre ipotesi. La prima prevede di caratterizzarsi come «progressisti indipendenti», lasciandosi le mani libere dal campo largo.
La seconda è la definizione di «progressisti», mentre la terza, se passasse, bollerebbe il M5s come «di sinistra». Sullo sfondo le congetture su Grillo. Che potrebbe andare a Roma nei prossimi giorni, anche se la presenza alla kermesse resta un mistero.