Il benessere mondiale impone maggior energia

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L'uso di combustibili fossili, il carbone, per la produzione di energia ha consentito di aumentare la produttività pro-capite, così che ogni persona potesse col suo lavoro generare una ricchezza mai vista prima

Il benessere mondiale impone maggior energia

Le fonti fossili hanno sconfitto la fame nel Mondo. L'umanità ha vissuto in condizioni di estrema povertà per tutta la sua esistenza. Salvo piccole minoranze nell'ordine del cinque percento o anche meno, gli altri si sforzavano di sopravvivere con quella che oggi consideriamo la soglia della povertà assoluta: circa 2 dollari al giorno. Si può? Certo che sì, solo senza paracadute. Alla prima carestia si moriva come le mosche e ogni virus o batterio aveva la meglio su un organismo malnutrito. Per questo semplice motivo la popolazione mondiale «ballava» intorno al miliardo di anime. Poi a un certo punto le cose sono cambiate. L'uso di combustibili fossili, il carbone, per la produzione di energia ha consentito di aumentare la produttività pro-capite, così che ogni persona potesse col suo lavoro generare una ricchezza mai vista prima che poi veniva distribuita, pur con tutte le ingiustizie sociali. A partire dalla metà dell'800 la popolazione ha cominciato ad aumentare e con essa anche i poveri, ma a un ritmo più contenuto. Nel 1970 circa il 40% non era più in povertà assoluta e quello fu anche l'anno di picco della curva. Da quel momento, mentre la popolazione continuava a crescere, sempre meno persone dovevano sopravvivere con 2 dollari al giorno. Oggi siamo 8 miliardi e meno di 600 milioni versano in stato di indigenza severa.

Ovviamente, più esseri viventi comportano un impatto ambientale, la cosiddetta impronta carbonica. Sì, perché vogliono mangiare. Nei prossimi vent'anni aumenteremo fino a dieci miliardi, perché la gente muore di meno, vive più a lungo e si riproduce di più. Questo è il grave danno apportato dalla crescita dei consumi e della produzione industriale: sfamare persone che prima morivano letteralmente di fame. Non noi, i ricchi del pianeta, ma gli abitanti dei Paesi poveri. In questo secolo, le emissioni di CO2 sono aumentate del 50% perchè la popolazione mondiale è cresciuta di 2 miliardi e oltre 1,1 miliardi di persone sono uscite dalla povertà estrema, grazie a quell'energia prodotta per oltre metà da fonti fossili.

La Cina da sola ha tirato fuori dall'indigenza oltre 700 milioni di abitanti. Oggi è responsabile di circa un terzo delle emissioni ed è anche, dopo gli Stati Uniti, il Paese che nella storia ha emesso più CO2. Grazie, dicono alcuni, sono 1,4 miliardi. Già, ma le emissioni non sono funzione solo degli abitanti ma anche del loro tenore di vita: il cinese che vive con un reddito pro-capite di 12.000 dollari magari consuma, produce ed emette meno dell'americano che sta a 82.000 dollari. Per cui, la domanda è: quando il reddito medio dei cinesi dovesse arrivare, e ci arriverà, non a 80 ma a 30.000 dollari, quali saranno le loro emissioni, visto che per adesso stanno aprendo centrali a carbone come se non ci fosse un domani?

Che poi è la verità, nel senso che la Cina, avendo preso l'impegno di non aumentare le sue emissioni dopo il 2030, sta forzando il livello così da poter avere poi energia a sufficienza pur rispettando l'impegno. Questa analisi mette al centro non solo la popolazione di un Paese ma anche il suo modello di produzione e consumi. Per dire, l'Europa ha un reddito pro-capite intorno ai 34.000 dollari ed emissioni pro-capite intorno a 5 tonnellate/anno, contro le 14 degli Stati Uniti. Tolto un miliardo di cittadini dei Paesi ricchi, i restanti sette miliardi che stanno aumentando il loro benessere e con esso le emissioni quale modello adottano e adotteranno? Perché abbiamo voglia noi di mettere pale eoliche e pannelli, non svuoteremo il mare col secchiello. Certo, se comprassimo le auto elettriche tutto si risolverebbe, ma purtroppo il mercato

Modello virtuoso o vizioso, è fuori dubbio che il benessere delle persone povere arriverà solo con più energia ed è altrettanto certo che, pur aumentando quella nucleare e quella da rinnovabili, non si possa fare a meno delle fonti fossili. Averci provato nel decennio scorso, dimezzando gli investimenti in ricerca& sviluppo, ha provocato la più grave crisi energetica dalla rivoluzione in Iran del 1979, col gas arrivato a cifre folli. Quindi tutto si riduce a una domanda, per i ricchi ambientalisti: cosa diciamo ai poveri del Mondo che aspettano la cena, alcuni, e vogliono accendere la luce, altri?

Per fortuna il vento è cambiato. I Paesi poveri non chiedono di abbassare le emissioni, che servono loro per crescere, ma soldi per proteggersi dagli effetti del riscaldamento, la cui natura antropica è ancora non dimostrata. Alla favola dei bravi ricchi che decrescono felici di salvare il pianeta non crede più nessuno da tempo, ma dirlo non era politically correct.

Poi è arrivato lui, the Donald, che-non-la-manda-a-dire, a dare una grossa mano a quanti in Europa, pur avendo vinto le elezioni proprio contro la follia del Green Deal, sono lasciati fuori dalla stanza dei bottoni, dove ancora agiscono indisturbati gli asfaltatori dell'industria e del benessere degli europei, i Verdi e il loro capo vestito da popolare, Ursula.

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