Il report segreto e "l'invasione imminente": la profezia sul futuro di Taiwan

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Nel 1950 le intelligence occidentali e del Vaticano erano in allarme per un'invasione militare cinese a Taiwan. Rileggere i report dell'epoca ci aiuta a decifrare il futuro di quella che Pechino considera una "provincia ribelle"

 la profezia sul futuro di Taiwan

Taiwan è perennemente al centro di ipotesi, speculazioni, indiscrezioni, profezie. Se diamo un'occhiata alle dichiarazioni di esperti, analisti e alti funzionari militari statunitensi, scopriremo una serie di date limite entro le quali la Cina lancerà un'invasione per riannettere l'isola. Al momento, al netto di un consistente aumento delle esercitazioni cinesi attorno alle cose di Taipei, niente di tutto ciò è accaduto. Certo, è impossibile prevedere cosa accadrà nel futuro: se scoppierà una crisi nello Stretto di Taiwan o se Xi Jinping forzerà la mano sulla "provincia ribelle". È però curioso rileggere alcuni report del 1950 che annunciavano invasioni imminenti e minacce in procinto di verificarsi.

L'invasione imminente che pende su Taiwan

Nel 1950 le intelligence occidentali e del Vaticano erano allarmate. Come ha ricostruito in un lungo articolo il settimanale La Lettura, sul tavolo dell'allora pontefice Pio XII e del suo segretario di Stato, Domenico Tardini, si moltiplicavano i report secondo i quali Taiwan sarebbe stata invasa dalla Cina entro l'anno, entro la primavera, nel giro di qualche mese. "La sensazione generale è che, nonostante i ritardi, i comunisti cinesi attaccheranno entro fine anno. Taiwan sta diventando una seria questione di faccia per i comunisti cinesi, perché un fallimento sarebbe un colpo alle speranze di consolidare il loro governo", si leggeva in uno di questi report, il cosiddetto Rapporto Politico numero 9 del 22 aprile del 1950.

Il rapporto, scritto e inviato a Tardini dal sacerdote Martin Gilligan, braccio destro di monsigonor Antonio Riberi, ultimo nunzio in Cina, era emblematico. Le 25 pagine del documento erano piene di analisi che sarebbero poi state riutilizzate negli anni a venire. Alcuni esempi? Che Taiwan avrebbe potuto resistere un anno; che un'eventuale invasione cinese sarebbe stata complessa per motivi geografici; che il governo di Mao Zedong intendeva, a tutti i costi, recuperare le "parti mancanti" della Cina. Le differenze attuali, rispetto all'epoca, sono invece un paio: al tempo del rapporto si faceva presente che Taiwan poteva contare su una superiorità aerea e navale rispetto a quella dei rivali – mentre oggi Taipei, in caso di conflitto, sarebbe costretta a ripiegare su una guerra asimmettrica – e che l'assalto del Dragone avrebbe potuto essere sostenuto dai russi (ipotesi che col tempo è sparita da ogni scenario).

Il futuro della “provincia ribelle”

Sarebbero stati scritti numerosi altri rapporti sul caso Taiwan. È interessante notare che, già una settantina di anni fa, si riteneva necessario affidarsi a una sorta di "Patto del Pacifico" volto a coinvolgere una serie di Paesi asiatici – come Australia e Filippine – per sostenere uno sforzo statunitense in chiave anti cinese. Certo, all'epoca di Pechino non spaventano jet o missili, quanto piuttosto la sua capacità di innescare "rivoluzioni rosse" in aree strategiche del pianeta. Oggi, per la cronaca, c'è chi parla espressamente di Nato asiatica, con Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda in prima linea nel sostenere gli Usa a contenere il Dragone su tutti i fronti. Negli anni '50, inoltre, Taiwan credeva ancora di poter rovesciare i comunisti di Mao Zedong e riprendersi la Cina: adesso una vera e propria utopia.

Se facciamo un salto in avanti e torniamo ai giorni nostri, notiamo come si continui a parlare di un'imminente invasione cinese a Taiwan. L'isola continua a modernizzare le proprie difese, ha incrementato gli acquisti di armamenti dagli Usa – scatenando l'ira di Pechino – e spera che lo scudo di silicio riesca a mitigare qualsiasi ambizione di Pechino. A proposito di armi, nei giorni scorsi non vi è stato alcun incontro tra i ministri della Difesa di Stati Uniti e Cina, a margine del summit Asean in Laos, a causa – ha spiegato il governo cinese - del sostegno di Washington a Taipei.

Il segretario alla Difesa Lloyd Austin, riferiva nei giorni scorsi la Cnn citando un ufficiale americano, avrebbe voluto incontrare il ministro della Difesa cinese, Dong Jun, ma la Repubblica Popolare Cinese ha respinto l'offerta di colloqui - poco dopo il faccia a faccia tra Xi e Joe Biden in Perù - in riferimento alla vendita di armi Usa a Taiwan. Il presente di Taiwan non è molto diverso dal suo passato. Il futuro come sarà?

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