Israele-Libano, fallito l?accordo di tregua. L?Iran: «Possiamo costruire armi nucleari»

2 settimane fa 5

Lo spettro del nucleare, lo stop alle trattative sul Libano, ancora raid a Gaza. Nelle ultime 24 ore, dal Medio Oriente sono arrivate solo fumate nere. Notizie che agitano non solo i leader regionali ma anche Joe Biden, che sperava di lasciare alla sua delfina Kamal Harris almeno un cessate il fuoco su uno dei fronti bollenti del Medio Oriente. E quello libanese sembrava il più semplice. Dopo l’ottimismo respirato negli incontri tra gli inviati Usa e il premier Benjamin Netanyahu, da Beirut è arrivato il semaforo rosso. Il primo a parlare è stato Najib Mikati, il capo del governo libanese, che ha puntato il dito contro i bombardamenti dell’Idf accusando Israele di rifiutare «tutti gli sforzi per cessare il fuoco e attuare pienamente la risoluzione 1701». Poi è intervenuto il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, che in un’intervista ad Asharq al-Awsat ha ammesso il fallimento dell’iniziativa americana. «Hochstein non ha comunicato con noi da quando ha lasciato Israele», ha detto Berri. E dal momento che l’inviato di Biden aveva assicurato che avrebbe fatto tappa a Beirut se avesse avuto «elementi positivi», per il capo del parlamento libanese (e leader del partito sciita Amal) tutto fa credere che non ci siano i presupposti per un cessate il fuoco. Quantomeno non prima delle elezioni americane di martedì prossimo.

IL GELO

Il gelo di Beirut contrasta con le notizie che erano trapelate dagli incontri nello Stato ebraico. Hochstein e Brett McGurk avevano parlato con Netanyahu, con il ministro della Difesa Yoav Gallant, con il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, e con Ronen Bar e David Barnea, rispettivamente alla guida dello Shin Bet e del Mossad. E da queste discussioni era sembrato che le distanze tra le parti si fossero ridotte, al punto che anche in Libano si era parlato di un accordo pronto nel giro di giorni. Cosa sia cambiato è difficile da dire. Anche perché spesso i negoziati che hanno coinvolto i funzionari Usa hanno visto un notevole sforzo dell’amministrazione Biden a fronte di risultati molto ridotti. Ma le dichiarazioni delle massime istituzioni libanesi, la ripresa dei raid sui Beirut e i bombardamenti tra Tiro e l’est del Libano (con 24 morti in 24 ore) hanno fatto capire che la strada della pace è di nuovo in salita.

Per Biden si tratta di una brusca frenata. Forse quella definitiva prima della fine del suo mandato. Le trattative per gli ostaggi e la tregua a Gaza (dove gli ultimi attacchi dell’Idf sembra abbiano fatto decine di morti) sono bloccate dai veti incrociati di Hamas e Netanyahu. La milizia palestinese non accetta una tregua breve e pretende un cessate il fuoco definitivo. Mentre il primo ministro israeliano, secondo fonti egiziane, sarebbe contrario non solo al ritiro completo dalla Striscia, ma anche a quello limitato ai corridoi di Netzarim e Filadelfia e al valico di Rafah. Il presidente Usa sperava in un’accelerazione del negoziato in Libano per sbloccare anche il dossier di Gaza. Ma tutto lascia pensare che prima del voto non sarà deciso nulla.

L’attesa per capire chi guiderà la Casa Bianca coinvolge così anche il fragile mosaico mediorientale. E adesso la regione non aspetta soltanto il voto americano, ma anche (se non soprattutto) le prossime mosse che ha in mente l’Iran. Il comandante dei Pasdaran, Hossein Salami, ha promesso che «Israele riceverà una risposta inimmaginabile» all’ultimo attacco. Secondo fonti della Cnn, lo Stato ebraico è in massima allerta. E per l’intelligence di Tel Aviv, non è da escludere che la Repubblica islamica possa colpire usando le milizie sciite in Iraq. Israele e Usa monitorano ogni mossa. Ma a preoccupare è anche l’ultima minaccia arrivata dall’Iran, quella nucleare. Kamal Kharrazi consigliere di Ali Khamenei, ieri ha detto che Teheran potrebbe cambiare la sua dottrina nucleare. «Ora abbiamo le capacità tecniche necessarie per produrre armi nucleari. Solo la fatwa della Guida suprema lo proibisce», ha detto Kharrazi. Nel 2003 Khamenei aveva detto che produrre e usare armi nucleari era contrario all’Islam. Le frasi del suo consigliere potrebbero essere anche solo una minaccia dopo che Netanyahu ha ribadito che il suo unico obiettivo è evitare che l’Iran abbia l’atomica. Ma non è da escludere che il duello con Israele possa far cambiare idee all’ayatollah.

Leggi tutto