C’è un nuovo fascicolo d’indagine sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica ucciso nel settembre del 2010, e riguarda l’individuazione del killer. È quanto emerge dai verbali di interrogatorio depositati, con un numero di protocollo diverso da quello degli arresti di qualche settimana fa, in cancelleria al tribunale del Riesame dove, lunedì prossimo, saranno discusse le posizioni di tre dei quattro indagati. A chiedere la revoca delle misure cautelari, l’ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo (difeso dall’avvocato Ilaria Criscuolo), del suo attendente Lazzaro Cioffi (difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato) e dell’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano (difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata). Non è ricorso al Riesame, invece, il difensore di fiducia dell’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, l’avvocato Michele Avino.
Una figura non secondaria, quella di Ridosso, anche alla luce dei nuovi verbali di interrogatorio reso di recente ai pm della Procura di Giuseppe Borrelli e del suo aggiunto Luigi Alberto Cannavale. Sentito nel carcere di Ferrara, dove è recluso per un cumulo di pena (tra l’11 e il 12 novembre scorso) Ridosso fa un nome: Lazzaro Cioffi. Indicando proprio il carabiniere «infedele», ma molto vicino a Cagnazzo, come colui che ha premuto il grilletto ed esploso ben nove colpi all’indirizzo di Vassallo. Romolo Ridosso su questo punto è molto preciso: «il coinvolgimento di Cioffi e Cipriano nell’omicidio mi fu esplicitamente rappresentato a dicembre». Quel giorno, assieme alla sua ex compagna Antonella Mosca, altro teste chiave nelle indagini che hanno incastrato lui e gli altri tre per l’omicidio, era andato al cinema gestito da Cipriano a Scafati e, mentre la donna con i suoi figli, vedeva un film di prima visione, lui salì con Cipriano negli uffici di quest’ultimo. «In questa circostanza - ha raccontato Ridosso nel suo interrogatorio di garanzia - Cipriano mi disse esattamente che l’omicidio era stato commesso da loro e, in particolare, da Lazzaro Cioffi che era stato l’esecutore. In particolare mi disse “è stato ‘o cumpagno tuo”. Io dedussi che era Cioffi perché era l’unico del gruppo che frequentavo assieme a lui». Deduzioni, caccia ai riscontri.
Ma veniamo a Cipriano. È il 9 novembre scorso, quando viene interrogato dinanzi al gip Ferrajoli. In questa sede, il gestore di alcuni cinema in Cilento dice cose che poi vengono messe in discussione nel corso della stessa giornata. Cipriano dice di non conoscere Ridosso, di avere una pessima considerazione di lui in quanto «è un camorrista», di aver avuto qualche rapporto con lui a Scafati ma di non averlo mai incontrato ad Acciaroli: «Entrava gratuitamente nel mio cinema ad Agnone, questo era il rapporto», aveva detto.
Così come raccontò di non aver avuto rapporti con suo cugino Raffaele Maurelli (oggi deceduto) ma narcotrafficante interessato alla piazza di Acciaroli. Secondo le ipotesi accusatorie, invece, Cipriano era il suo broker nel Cilento. Proprio Ridosso, nei suoi precedenti interrogatori, aveva consegnato agli inquirenti una foto, scattata nella «reggia» di Maurelli, dove il padrone di casa era seduto su un trono assieme a lui e a Cipriano. Quell’incontro, aveva raccontato Ridosso, era servito per cercare di smussare alcuni angoli nei rapporti tra lui e il narcotrafficante-imprenditore, per far sì che anche lui potesse entrare nel giro di droga ad Acciaroli. Evento che poi non si verificò. Sempre Cipriano negò di essere andato a Lettere a casa di Ridosso dopo l’omicidio di Vassallo e di essere andati insieme ad Acciaroli per un sopralluogo. Un interrogatorio lungo il suo, ma pieno di contraddizioni, nel giro di poche domande tanto da far insorgere dubbi negli inquirenti.
Il movente
È Ridosso a tornare sul movente del delitto Vassallo. «Mi elencò - ha ricordato Ridosso nella prima giornata di interrogatorio - quelle che erano state le cause dell’omicidio, rappresentando in primo luogo che il sindaco voleva cacciarlo da Acciaroli sia a causa del furto in un locale di sua proprietà, vicino al cinema, commesso da Rino Di Somma suo dipendente, sia perché non aveva concesso a Maurelli la possibilità di fare dei lavori al porto di Acciaroli; e sia perché, infine, aveva scoperto il loro traffico di droga. Quando io lo rimproverai di avermi portato ad Acciaroli due giorni prima dell’omicidio, benché io fossi già indagato per l’omicidio Muollo, si mise a ridere». Ridosso andò poi da Cioffi a chiedere conferma di quanto aveva saputo: «Lui si mise a ridere e mi disse di non dargli retta poi aggiunse che io ora stavo sulla montagna (Lettere, ndr) perché ero innamorato e mi consigliò di ritornare lì e di rimanerci. Fu allora che iniziai ad aver paura di Cioffi».