Il marinaio polacco ha compiuto l'incredibile traversata per ben tre volte, l'ultima delle quali all'età di 70 anni: "Uno degli sport più estremi del mondo"
I campionati universitari di kayak, nelle placide acque dei fiumi polacchi, li vinceva sempre lui. Un'indicazione che lasciava comunque ogni tipo di perplessità possibile quando la pagaiata doveva spostarsi in mare aperto. Aveva studiato ingegneria meccanica, Alex Doba, il marinaio che non voleva saperne dei flutti dolci. Barba folta, occhi illuminati, lui pensava forsennatamente alla sfida con i vortici salati, anche se poi la rimandava sempre. Il flirt con questa imbarcazione leggera - il Kayak, appunto - era scoccato nel 1980. Quello con le distese aperte, molto più tardi.
Bisogna attendere addirittura il 1999 affinché si decida. Mar Baltico, una spedizione insieme ad alcuni compagni: oltre 4mila km coperti e pagaiate fitte per 101 giorni. Non era più un ragazzino, dato che l'anagrafe recitava 1946, ma si era difeso comunque alquanto bene. Gli sarebbe però servito ancora del tempo per maturare un'altra convinzione. Poteva osare di più. Poteva estendere il campo della sfida. Poteva farlo da solo.
Così, nel 2010, all'età di 65 anni, questo irrequieto marinaio polacco si era finalmente deciso. Avrebbe attraversato l'oceano atlantico a remi. Con un kayak modificato, più lungo e resistente dei modelli standard, ma comunque si trattava di un'imbarcazione assolutamente leggera, di una bolla colorata di giallo destinata ad essere avviluppata dall'immensità del blu tutt'intorno. L'età, la distanza, i pericoli da affrontare: tutto indicava quanto l'impresa si preannunciasse folle. Lui però aveva scrollato le spalle. Voleva semplicemente farlo. E lo avrebbe fatto: 99 giorni in tutto, dalle coste del Senegal a quelle del Brasile. Primo essere umano nella storia a coprire in questo modo il gigantesco braccio d'acqua salata da un continente all'altro. Kg persi: 14. Velocità media: 2 km e mezzo.
Non era ancora abbastanza. Due anni dopo duplica l'impresa, partendo stavolta da Lisbona per giungere sulle spiagge dorate della Florida. Stavolta le cose non vanno esattamente come previsto. Le correnti avverse lo costringono a sforzi disumani e, una volta arrivato alle Bermuda, viene costretto ad ormeggiare per molti giorni. Ce ne metterà 196, alla fine, per concludere questa seconda impresa. Durante il tragitto le apparecchiature elettroniche del suo Kayak vanno in avaria e resta isolato per 47 giorni. Ad un certo punto lo avvicina una grande nave mercantile, che lo sta cercando da due giorni. Doba ha infatti lasciato partire un segnale di soccorso per sbaglio e, quando gli si accostano, dice semplicemente di stare bene, e che deve continuare.
L'ultima traversata la compie a 70 anni. Dalle coste del New Jersey alle isole di Scilly, un piccolo arcipelago a sud-ovest dell'Inghilterra. Quattromila miglia nautiche in tutto, con una grave difficoltà che si manifesta non tanto nel bel mezzo dell'Oceano, ma in prossimità dello stretto di Dover, affollato ogni giorno da almeno 500 grandi imbarcazioni. Doba riesce a scansarle tutte, così come era riemerso indenne dalle tempeste che avevano infuriato nell'Atlantico. "Questo è davvero uno degli sport più estremi del mondo - dirà all'arrivo - paragonabile, per difficoltà, ad un lancio nello spazio". Non a caso la Nasa studierà le sue performance.
Alex
morirà nel 2021, poco dopo aver scalato il Kilimangiaro. Testimoni ricordano di averlo visto semplicemente appoggiarsi ad una roccia, per chiudere gli occhi. Il degno capitolo finale di un'esistenza votata all'avventura.