Il rettore dell'Università per stranieri di Siena paragona gli slogan di Hitler alle parole di Meloni e Salvini: "La retorica con cui la destra arriva al potere è esattamente la stessa"
“L’underdog Hitler: la pancia e quegli inizi così simili a oggi”. Quello che a tutti gli effetti potrebbe sembrare l’incipit di un romanzo distopico o fantasy è invece il titolo dell’ultimo articolo firmato Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano. Nessun errore di battitura. Il commento del professore universitario, che dovrebbe essere una recensione dello spettacolo di Stefano Massini, il “Mein Kampf”, diventa lo strumento perfetto per accusare Giorgia Meloni di usare le “stesse parole” e gli stessi slogan di Adolf Hitler.
Direttamente dalle colonne del Fatto, il giornale diretto da Marco Travaglio, lo storico d’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena comincia il suo delirio ideologico a colpi di similitudini storiche azzardate e accuse pesantissime nei confronti dell’attuale centrodestra italiano. “Se volete capire cosa sta succedendo alle democrazie occidentali, andate a vedere Mein Kampf di Stefano Massini. Lungo i magistrali 85 minuti in cui tiene inchiodato il pubblico, Massini non parla mai di oggi”, esordisce il professore commentando lo spettacolo teatrale.
Poi, a stretto giro, arrivano, con dovizia di particolari, una serie di citazione targate Hitler. “C’è bisogno di ‘uno chiamato a comandare ben oltre la melassa stantia dei parlamenti, con le loro liturgie”, cita. E ancora: “Non si chiamava premierato, ma lo scopo ero lo stesso: far fuori ‘i parlamenti: così inutilmente lenti, così tardivi, soporiferi, inconcludenti’”. Da qui la spiegazione di Montanari sul vero obiettivo del dittatore: mirare alla pancia della Germania degli anni 30. “Non è la loro testa che devi conquistare – dice Adolf a sé stesso – non è lì che puoi farli innamorare. Nel petto, nello stomaco, nelle viscere, dove l’istinto regna incontrastato. La tua rabbia, che è la mia, il tuo orgoglio, la tua paura, la tua frustrazione, il dolore, la sconfitta che ho vissuto come te anch’io”, spiega Montanari.
Un cortocircuito logico che ci porta al paragone più assurdo:“Alla fine, si esce sconvolti: perché noi le conosciamo, le ascoltiamo tutti i giorni, queste parole. Sono quelle dei Trump, Milei, Orbán, Salvini, Meloni, Vannacci: dopo un secolo, la retorica con cui l’estrema destra arriva al potere è esattamente la stessa”. Insomma, gli slogan dell’attuale destra democratica paragonati a quelli di uno dei regimi totalitari più sanguinari e illiberali della storia. Per Montanari siamo di fronte all’ennesimo fuor d’opera che, come spesso accadde, ha suscitato l’indignazione della classe dirigente di Fratelli d’Italia.
Così Fabrizio Rossi, commentando l’ultimo articolo del professore: “Il Rettore dell’Università per stranieri di Siena, già “famoso” per le uscite infelici contro il Presidente Meloni, torna ad attaccarla paragonando i suoi slogan ad Adolf Hitler. Parole di una gravità inaudita per le quali dovrebbe semplicemente vergognarsi e dimettersi”.