Il presidente del Senato invita la magistratura al "rispetto delle prerogative politiche". Tajani rilancia: "I giudici non devono essere politicizzati"
“I magistrati devono rispettare la destra che ha vinto”. Il messaggio del presidente del Senato, Ignazio La Russa, è un appello moderato a quella parte di magistratura che rema contro Giorgia Meloni e l’esecutivo. Le dichiarazioni della seconda carica dello Stato prendono le mosse dalla mail firmata dal sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, pubblicata da il Tempo, nel quale l’autorevole esponente della corrente di Magistratura democratica invita a “porre rimedio” alla “pericolosità” della premier.
A ben vedere, però, leggere l’intervista di La Russa solo in funzione di questo tanto spiacevole quanto grave episodio sarebbe quantomeno riduttivo. A pesare sono i trent’anni di scontri aspri tra magistratura e politica, l’affaire Silvio Berlusconi e l’assedio ventennale delle procure. L’ultima stoccata firmata Magistratura democratica è solo la punta dell’iceberg. "Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi”, si legge nella mail. “In ogni caso – continua - oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte".
Da qui il messaggio netto del presidente del Senato. Incalzato da Repubblica, La Russa invita la magistratura a rispettare il normale corso democratico: “La destra che vuole governare – esordisce - vorrebbe rispetto per le prerogative della politica”. Il motivo è presto detto: “Perché altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quelle della politica”. Un nodo sul quale è necessario fare chiarezza una volta per tutte: “Ci sono magistrati – precisa La Russa – che vanno oltre, dando la sensazione di agire con motivazioni politiche”. E ancora: “Penso che alcuni magistrati vogliano affermare la propria visione della società e della politica attraverso la giurisdizione”.
Lo stesso concetto ripreso, seppur con sfumature diverse, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. In un’intervista al Corriere della Sera, il leader di Forza Italia definisce “inaccettabili” le dichiarazioni su Giorgia Meloni contenute “nella mail dei magistrati”. Poi, nel merito, attacca:"C'è un piccolo gruppo, una corrente che si chiama Magistratura democratica, storicamente legata all'allora partito comunista, che prima attaccava Silvio Berlusconi e ora attacca Meloni". "Si lamentano del generale Vannacci, ma fanno la stessa cosa. Dicono che un generale non deve fare politica. Sono figlio di un generale dell'esercito. Non diceva nemmeno a noi per chi votava. Ma neanche un magistrato deve essere politicizzato. Come non esistono carabinieri di destra e carabinieri di sinistra.
Mica sono professori di università", sostiene Tajani. Secondo il leader azzurro, “il potere giudiziario non può invadere gli altri due. Io rispetto le sentenze, però i magistrati non possono fare come vogliono”.