Droni, lanciarazzi e cannoni semoventi. Kim cerca di guadagnarsi future ricompense. L'Armata rossa riconquista villaggi nel Donetsk
Per tutta una serie di ragioni militari e diplomatiche, la regione russa del Kursk torna a essere l'ombelico del conflitto. Le forze armate di Kiev controllano circa 600 kmq di territorio, e Putin non sembra intenzionato ad avviare alcun negoziato di pace finché i soldati di Syrskyj non verranno cacciati. La variante del braccio di ferro tra Mosca e Kiev è Pyongyang, sempre più presente nel Kursk con uomini e attrezzature. Secondo l'intelligence ucraina, la Corea del Nord vuole scambiare la sua partecipazione all'aggressione con l'accesso alle tecnologie russe nei programmi missilistici e nucleari. Per queste motivazioni Kim Jong-un ha consegnato all'alleato Putin i cannoni semoventi M-1989 Koksan da 170 millimetri. Un calibro che tuttavia non è adatto al complesso militare-industriale russo. Secondo gli analisti, Pyongyang vorrebbe con questa azione rendere Mosca sempre più dipendente dalle sue forniture. Nel Kursk sono arrivati anche 20 lanciarazzi multipli in grado di sparare missili convenzionali e tele-guidati. Le immagini satellitari diffuse in rete mostrano inoltre alcuni treni, nella regione di Krasnoyarsk (Russia centrale), stracolmi di pezzi di artiglieria nordcoreani che vengono trasportati verso Ovest. Ieri due roccaforti ucraine nel Kursk sono state danneggiate dall'attacco di velivoli senza piloti Saetbyol-9, made in Pyongyang.
Una situazione che preoccupa non soltanto Kiev e l'Occidente, ma anche l'alleato giapponese. L'ingresso di soldati nordcoreani nel conflitto avrà un impatto «estremamente significativo» sulla sicurezza dell'Asia orientale, ha dichiarato sabato il ministro degli Esteri nipponico Takeshi Iwaya durante una visita a Kiev. Iwaya ha promesso nuovi aiuti militari, che si aggiungono ai missili da crociera francesi e britannici recentemente consegnati. Una mossa che spiazza in qualche modo la Germania, dove il ministro degli Esteri Annalena Baerbock chiede esplicitamente al cancelliere Scholz di sciogliere le riserve «e avere il coraggio per inviare armi». Per la portavoce del ministero degli Esteri russo Zakharova la Baerbock «è una xenofoba rabbiosa».
Sul campo la difesa russa rivendica il controllo di due nuovi insediamenti nel Donetsk: Makarivka, a Sud, vicino al confine con la regione di Zaporizhzhia, e Hryhorivka, più a Nord, verso Chasiv Yar, e vittorie sul fronte di Kupyansk. L'assalto a Kurakhove, il più importante snodo logistico del Donbass meridionale, è iniziato. I tentativi delle truppe di Kiev di sbarcare sulle lingue di terra di Kinburn e Tendrovskaya nel Kherson sono invece stati fermati con gravi perdite. Mosca ha anche colpito hub energetici dell'esercito e l'aeroporto militare di Sokolniki (Kharkiv). E a proposito di energia è di nuovo scattato l'allarme a Enerhodar: la centrale nucleare di Zaporizhzhia si trova di nuovo sull'orlo di un blackout. I bombardamenti della scorsa notte hanno danneggiato alcune linee elettriche, e attualmente il sito viene alimentato da una sola fonte. Kiev chiede l'intervento dell'Aiea, ma Mosca dice di non gradire ingerenze. I russi tra l'altro hanno lanciato durante la notte sull'Ucraina 83 droni (anche alcuni esemplari di nuova concezione con carica termobarica), 53 dei quali sono stati abbattuti e altri 30 caduti in zone aperte, oltre a 2 missile S-300.
Buona parte di Odessa continua a essere senza luce, mentre dal mare 8 portaerei, armate con 52 missili kalibr, minacciano le coste. Una nave spia russa è stata scortata fuori dal Mare d'Irlanda dopo essere entrata e aver pattugliato un'area dove sono depositati condutture e cavi sottomarini critici per l'energia e internet.