Sulla rivista di Md e Asgi, il legale Veglio spiega come affrontare le richieste sui rimpatri
Paesi sicuri e paesi non sicuri, soggetti vulnerabili, migranti climatici, migranti gay: ne abbiamo sentite di tutte da quando è stato avviato il protocollo Italia-Albania e sul quale i giudici hanno fatto una vera e propria levata di scudi. A oggi infatti tutti i migranti che sono stati portati nei centri albanesi dalla nave Libra, per due volte, hanno dovuto far ritorno nel nostro Paese per volere delle toghe. Quindi, cosa dovrebbe fare lo Stato italiano? A rispondere sono sempre loro, gli amici della sinistra. Qualche settimana fa è uscita la nuova edizione di Diritto, immigrazione, cittadinanza, la rivista online a cura di Magistratura Democratica e Asgi (associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione). All'interno si trova un commento a firma di Maurizio Veglio, che sembrerebbe proprio una linea guida, su come dovrebbe comportarsi l'Italia con coloro che vengono definite «risorse». Un nome conosciuto nell'ambiente di sinistra, avvocato del foro di Torino che si occupa di immigrazione, associato Asgi e firma di Questione Giustizia, il giornale di Magistratura Democratica.
«Le autorità italiane devono valutare la vita sociale privata dei migranti contro la dittatura dei permessi e dei confini»: questo il fulcro dell'intervento del legale che parla di un'Italia che alimenta «la spirale selvaggia in cui è precipitata la politica migratoria» e che non tiene conto che «i migranti hanno il diritto di desiderare». Un po' Bauman un po' Kunstler, lo storico avvocato newyorkese padre della controcultura della sinistra radicale, il nostrano Veglio va però dritto al punto stilando una serie di comportamenti che il nostro governo dovrebbe adottare.
In primis parla dei rimpatri sostenendo che «qualora l'allontanamento comporti un sacrificio (del migrante, ndr) sproporzionato, le autorità dovranno astenersi dal disporlo». Ugualmente è l'Italia che deve integrarsi allo straniero e non viceversa, attraverso «la costruzione di una cornice il suo collante territoriale» e questo, sottolinea l'avvocato, «per rispettare la sfera privata del migrante dalle interferenze di uno Stato».
Da cancellare anche la legge sui parenti stretti ma allargarla agli affetti dei migranti: «Le autorità devono tenerne conto, non certo attraverso una sconfortante aritmetica delle relazioni che contrappone il numero di familiari nel Paese di origine a quelli presenti in Italia né arrogandosi il potere di decidere cosa è meglio per i cittadini stranieri».
Il voto di Asgi e Md arriva giustificare anche il lavoro nero: «Il contratto di lavoro costituisce un mezzo di prova qualificato ma non rappresenta una condizione necessaria all'ingresso in una comunità lavorativa. È infatti palese che anche il cosiddetto lavoro sommerso consente l'accesso a quelle significative opportunità di sviluppare rapporti con il mondo esterno». Ed ecco che anche la piaga del caporalato passa in secondo piano pur di far rimanere nel nostro paese i migranti. Altro elemento importante per Veglio è l'associazionismo religioso «secondo cui uno straniero si sente parte della sua comunità». Peccato che in Italia ci troviamo giornalmente a fare i conti con realtà religiose, principalmente islamiche, completamente fuori controllo.
Un coacervo di «consigli» che culminano con l'accusa a un'Italia razzista che pretende che chi vive nel nostro paese impari l'italiano: «Non importa che il migrante impari l'italiano, anzi. Questo nasconde la trama razzista che rimanda alla caricatura del buon immigrato addomesticato che ha imparato l'italiano e ha cancellato le proprie tracce di estraneità», scrive l'avvocato torinese.
Insomma la «Tutela della vita privata degli stranieri in Italia», così si chiama il documento,
sembra essere l'ennesimo tentativo di sabotare non più solo il governo ma la cultura e le tradizioni di un popolo, quello italiano, che per la smodata tutela a tutti i costi degli stranieri viene messo all'angolo come nemico.