Nuove sviluppi emergono sul caso della morte di Margaret Spada, la ventiduenne siciliana deceduta a Roma il 7 novembre, tre giorni dopo essersi sottoposta a un intervento di rinoplastica parziale in una clinica della Capitale. La giovane, che aveva scelto la struttura tramite i social, è morta a causa di un arresto cardiocircolatorio, ma gli accertamenti in corso stanno facendo emergere dettagli sullo studio medico.
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha confermato che nel 2008 i carabinieri del Nas avevano già riscontrato la mancanza di licenze per eseguire interventi chirurgici in quella clinica, e che nel 2009, pur essendo stata presentata una richiesta di autorizzazione, questa non era mai stata concessa.
"Ritengo il fatto gravissimo", ha dichiarato Rocca in quanto la struttura non aveva alcuna autorizzazione per eseguire interventi di chirurgia estetica, nemmeno per interventi di piccola chirurgia come quello a cui si è sottoposta Margaret. Questo aspetto rende ancora più drammatica la vicenda.
La giovane aveva scelto la clinica trovandola sui social, una scelta che ha sollevato anche interrogativi sulle modalità con cui vengono selezionate alcune strutture sanitarie. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato l'importanza di diffidare da strutture che si promuovono principalmente tramite i social, avvertendo dei rischi legati a questo tipo di scelte, che possono avere conseguenze drammatiche come nel caso della giovane Margaret.
L’autopsia eseguita sul corpo della ragazza ha confermato un “quadro generale compromesso” che ha portato a un arresto cardiocircolatorio. Tuttavia, solo gli esami tossicologici e istologici permetteranno di capire se la sofferenza acuta sia stata causata da una reazione avversa ai farmaci somministrati durante l'intervento o se vi fossero patologie preesistenti che abbiano contribuito al decesso.
Margaret si era sentita male poco dopo aver ricevuto l’anestesia per l’intervento e, nonostante i tentativi di rianimazione, è arrivata già in condizioni gravissime all’ospedale Sant'Eugenio, dove è morta poco dopo. Il quadro delle indagini si arricchisce di altre anomalie. Infatti, oltre alla mancanza di autorizzazioni i carabinieri del Nas hanno accertato che la clinica non era dotata nemmeno della documentazione essenziale. Non è stato trovato alcun consenso informato né documenti relativi al pagamento dell'intervento.
Margaret, che aveva concordato un prezzo di 2.800 euro per l’operazione, si era anche inviata via WhatsApp il suo elettrocardiogramma al figlio del titolare della clinica, ma tutto ciò è avvenuto senza alcuna registrazione ufficiale nelle cartelle cliniche.
Le indagini si concentrano anche sulla presenza di dispositivi per le emergenze, come un defibrillatore o medicinali da utilizzare in caso di shock anafilattico. L’avvocato di uno degli indagati ha già respinto le accuse, sostenendo che il defibrillatore fosse presente, ma sarà compito degli investigatori verificare se le misure di sicurezza fossero effettivamente adeguate.
Una figura centrale nella vicenda è anche uno dei titolari della clinica, che risulta privo della specializzazione necessaria per eseguire interventi di chirurgia estetica non ricostruttiva.
Il gip ha convalidato il sequestro preventivo della clinica, disposto per evitare che vengano commessi ulteriori reati. La difesa di uno dei titolari ha sostenuto che la struttura fosse adeguatamente equipaggiata, ma gli investigatori dovranno accertare la veridicità di tali affermazioni.
Le indagini sono ancora in corso e gli inquirenti stanno cercando di chiarire tutti i dettagli di questa tragica vicenda.