Meno tasse ai ricchi e alle aziende e dazi universali: le ricette economiche di Trump costeranno caro alle famiglie meno abbienti

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Economia

 le ricette economiche di Trump costeranno caro alle famiglie meno abbienti

| 8 Novembre 2024

Meno tasse, più dazi: si può riassumere così la ricetta economica di Donald Trump. Per il 32% degli elettori, e in stragrande maggioranza per gli elettori repubblicani, è stata l’economia a indirizzare la decisione di voto, secondo i dati raccolti da Nbc durante gli exit poll. L’estensione dei vantaggi fiscali già introdotti con la riforma del 2017 andrà a vantaggio soprattutto dei più ricchi. Così come il costo dei dazi potrebbe riversarsi appieno sulle tasche dei cittadini. E il risultato del combinato disposto potrebbe essere molto negativo per le entrate federali, secondo quanto anticipano gli esperti. Che si aspettano un aumento monstre del deficit federale.

Maxi regalo per lo 0,1% più ricco – Durante la campagna elettorale, il tycoon ha proposto l’estensione delle disposizioni del Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) in scadenza nel 2025 o nel 2028. Il TCJA aveva mantenuto la struttura a sette scaglioni, abbassando l’aliquota più alta dal 39,6% al 37% e confermando l’aliquota massima del 20% su plusvalenze a lungo termine e dividendi qualificati. La detrazione standard rimarrebbe circa il doppio di quella precedente al TCJA e resterebbero abrogate le esenzioni personali. Sul piano societario la proposta del tycoon è quella di abbassare ulteriormente l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società. Il TCJA del 2017 aveva ridotto in modo permanente l’aliquota dell’imposta sulle società dal 35% del reddito imponibile al 21 per cento. La proposta di Trump, per alcune società, è di ridurla ancora portandola al 15%.

Ad avere maggiori vantaggi dalla conferma di quelle disposizioni sarà chi guadagna di più. Lo Urban-Brookings Tax Policy Center (TPC) stima che le famiglie che superano i 450.000 dollari potrebbero ottenere più del 45% dei benefici derivanti dall’estensione delle disposizioni in scadenza. Renderle permanenti ridurrebbe le tasse del 3,2% per l’1% delle famiglie con il reddito più alto, quelle che guadagnano 1 milione di dollari o più: in media circa 70.000 dollari nel 2027. Lo 0,1% più ricco, con un reddito di oltre 5 milioni di dollari, riceverebbe un taglio fiscale medio di quasi 280.000 dollari, cioè il 3% del reddito al netto delle imposte. Viceversa, le famiglie a medio reddito vedrebbero le loro tasse ridursi solo di circa 1.000 dollari, vale a dire l’1,3% del reddito netto. L’estensione della riforma fiscale, segnala il TPC su dati dell’Ufficio di bilancio del Congresso, incrementerebbe il debito americano di 4 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni.

“Dazio è la parola più bella” – “Per me dazio è la parola più bella del dizionario”, ha detto Trump all’Economic Club di Chicago a ottobre. “È la mia parola preferita. Ha bisogno di un’agenzia di pubbliche relazioni”. L’altro fronte su cui intende intervenire, non a caso, è quello delle politiche doganali. Il presidente eletto ha avanzato in campagna elettorale diverse proposte di nuove tasse sui beni e i servizi importati, tra cui dazi universali del 10% o 20% su tutte le merci provenienti dall’estero e del 60% su quelle importate dalla Cina. Percentuali che potrebbero spingersi perfino al 100% per i beni provenienti dai Paesi che stanno riducendo l’uso del dollaro e al 200% o più sui veicoli importati dal Messico. Tuttavia, nessun dettaglio è stato fornito fino ad ora rispetto all’implementazione. “Mentre nuove tasse e dazi sulle importazioni potrebbero generare diversi trilioni di dollari di nuove entrate nel prossimo decennio, allo stesso tempo potrebbero portare anche a ridurre le entrate a causa di potenziali azioni di ritorsione da parte di altri governi e di altre dinamiche economiche”, segnala il Penn Wharton Budget Model, istituto di ricerca dell’Università della Pennsylvania.

Pagano le famiglie meno abbienti – Il costo dei dazi, secondo il Peterson Institute for International Economics, si riverserebbe sui cittadini. Una stima al ribasso dei costi proposta dal think tank indipendente indica che i dazi ridurrebbero i redditi al netto delle imposte di circa il 3,5% per coloro che si trovano nella metà inferiore della distribuzione dei redditi; i dazi costerebbero a una famiglia in posizione mediana nella distribuzione dei redditi almeno 1.700 dollari in più ogni anno. “La portata delle barriere commerciali proposte dal candidato Trump non ha precedenti, ma i costi per l’economia statunitense sono suggeriti dalle prove empiriche degli studi sui dazi del 2017 su pannelli solari, lavatrici, alluminio, acciaio e ferro e importazioni cinesi”, scrive l’istituto. “È importante notare che questi studi non riscontrano alcuna prova convincente di benefici commerciali derivanti da questi dazi per gli Stati Uniti. Piuttosto, i dati mostrano che i dazi più elevati si riflettono pienamente in prezzi più alti per i consumatori statunitensi”.

Secondo la Tax Foundation, il risultato netto per gli Stati Uniti potrebbe essere negativo. Tra i tagli fiscali, gli aumenti delle tasse e gli aumenti dei dazi “stimiamo una riduzione delle entrate fiscali nette di 3 trilioni di dollari dal 2025 al 2034, una diminuzione media dello 0,8% del Pil. Ciò include una combinazione di 7,8 trilioni di dollari di tagli fiscali (-2,2% del Pil), 921 miliardi di dollari di maggiori entrate derivanti dall’abrogazione dei crediti d’imposta per l’energia verde (0,3% del Pil) e 3,8 trilioni di dollari di maggiori entrate dai dazi (1,1% del Pil)”.

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