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«Bisogna arrivare a fare grandi cose per attirare l’attenzione e porre come priorità il tema della disabilità e dell’inclusione con l’impegno che stiamo portando avanti non solo noi istituzioni ma insieme alle persone con disabilità, le famiglie e il mondo delle associazioni». La ministra italiana per le disabilità, Alessandra Locatelli, chiude la tre giorni di lavoro del G7 Inclusione e disabilità in Umbria con la consapevolezza che è stato posto un primo mattone per la costruzione di una casa comune che possa riconoscere pari diritti a tutti. E per farlo l’impegno dei governi non è sufficiente, è necessario creare una rete di collaborazione con chi vive la disabilità ogni giorno sulla propria pelle. «Sono molto soddisfatta - ha continuato la ministra - anche per i lavori che si sono svolti nei panel di discussione di ieri con illustri relatori esperti che sono arrivati da tutto il mondov e che hanno approfondito le priorità e anche condiviso temi con occhio critico e allo stesso tempo molto costruttivo». Un lavoro che si è sostanziato nella Carta di Solfagnano presentata ieri al termine dei lavori. «Nella conclusione della carta - ha spiegato Locatelli - abbiamo specificato che abbiamo considerato otto temi, perché vogliamo mettere un punto da quale non tornare indietro. Ringrazio per la prossima presidenza 7 il Canada, che avrà il compito l’anno prossimo di portare avanti in maniera convinta questi tempi ma anche la ministra del Sudafrica perché ha dichiarato che si dovrà portare l’attenzione a livello ministeriale anche a livello globale per migliorare la vita delle persone con disabilità nei nostri Paesi».
In Italia, dove le persone con disabilità sono poco più di 7,6 milioni, è entrata in vigore la riforma per la disabilità, che vedrà la fase di sperimentazione iniziare il prossimo gennaio in nove province: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste. Un test importante per poi poter allargare l’applicazione della nuova normativa a livello nazionale. «Stiamo veramente facendo un passo epocale dal mero assistenzialismo alla valorizzazione della persona» ha sottolineato la ministra, aggiungendo: «Questo significa una strategia vincente, perché se puntiamo sulle persone rendiamo più forti i nostri Paesi, più forti le nostre comunità e possiamo davvero pensare di non lasciare indietro nessuno. Ecco, in questa direzione io credo che dobbiamo impegnarci a declinare questa strategia poi davvero su tutti i territori».
L’obiettivo è quello di non considerare il tema delle disabilità a parte rispetto alle altre priorità politiche, sia nazionali si ainternazionali, ma di integrare questa visione nella declinazione delle diverse decisioni. «Dobbiamo declinare l’impegno preso in tutte le aree della vita quotidiana, quindi dobbiamo farlo quando si parla di lavoro, turismo, sport, scuola, sanità, in tutto. Bisogna tener conto che questo è il punto di partenza, cioè cercare di creare delle politiche che costruiscano un futuro migliore per tutti» sottolinea Locatelli, che evidenzia come stia lavorando con la ministra del Turismo Daniela Santanché e con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Con quest’ultimo, in particolare, «dobbiamo portare avanti un impegno davvero forte sulla scuola». Un impegno che si sostanzierà nel «piano nazionale che scriveremo con l’osservatorio nazionale sui diritti delle persone con disabilità. Possiamo dare insomma un programma d’azione che diventi concreto, declinato su tutte le aree di intervento e anche sui territori».
Quali sono gli investimenti previsti? «Sicuramente quando parliamo di tutti questi impegni io credo che si parli di investimenti e noi lo facciamo con la riforma sulla disabilità, questo è l’investimento forse più grande e più importante non solo in termini economici ma anche in termini di impegno umano perché significa sburocratizzare e cambiare il metodo di presa in carico della persona con disabilità sui nostri territori. Per il nostro Paese significa tanto perché laddove prima c’erano settori molto separati come quello della sanità e quello del sociale, andiamo a inserire il progetto di vita quale strumento che davvero può superare le frammentazioni nelle risposte ai bisogni delle persone. Parte a breve la sperimentazione e credo che questo sia uno degli investimenti più grandi, però ci sono anche altri investimenti che non sono magari a titolo economico, però davvero devono essere fatti per spingere insieme tutti nella stessa direzione anche il mondo privato, il mondo del terzo settore, il mondo delle istituzioni a tutti i livelli» chiosa la ministra.