La guerra elettronica dei decoy nel conflitto russo-ucraino porta la battaglia su dispositivi progettati per ingannare i radar nemici
Nell'attuale contesto di conflitto tra Ucraina e Russia, l'uso di droni da parte della Russia ha assunto una nuova dimensione, con l'emergere di velivoli progettati per confondere le difese aeree ucraine. Recenti scoperte hanno rivelato l'impiego di droni "finti", noti come "droni esca", che integrano componenti di origine occidentale. Questi sviluppi pongono interrogativi sulla resilienza delle sanzioni internazionali e sulla capacità del Cremlino di accedere a tecnologie strategiche.
Secondo quanto riportato su Telegram dall’intelligence militare ucraina, nota come Hur, Mosca avrebbe intensificato l'uso di droni "non armati", definiti anche "droni esca", per condurre attacchi a sciame, con l'intento di distrarre e indebolire le difese aeree di Kiev. Tali droni, etichettati come "parody" da Kiev, risultano di dimensioni ridotte e meno costosi rispetto ai droni d'attacco unidirezionali Shahed-136, di fabbricazione iraniana, che le fonti aperte segnalano essere già stati impiegati dalla Russia negli ultimi due anni. La capacità di questi armamenti di emettere firme radar, ovvero informazioni sugli echi caratteristici di un oggetto riflettente, simili a quelle dei droni Shahed, è progettata per confondere le difese aeree ucraine, creando disorientamento nell'ingaggio degli obiettivi reali.
La guerra elettronica dei "droni decoy"
Nel conflitto russo-ucraino, la guerra elettronica ha assunto un ruolo cruciale, in particolare con l'utilizzo di droni decoy. Questi velivoli, progettati per ingannare le difese aeree nemiche, non solo rappresentano una minaccia alla sicurezza, ma rivelano anche la capacità della Russia di adattarsi e innovare di fronte a un conflitto prolungato. I decoy sono diventati strumenti strategici, impiegati per testare e sovraccaricare le risorse di difesa ucraine, dimostrando come la tecnologia possa influenzare l'andamento delle operazioni militari.
Dai dati emersi, risulta che nel mese precedente la Russia ha effettuato oltre 2.000 lanci di droni contro l'Ucraina, di cui circa la metà erano decoy. Due di questi velivoli sono recentemente precipitati in Moldavia e, dall’ispezione su tali armamenti rinvenuti, è emersa la presenza di tecnologie e componenti provenienti da aziende internazionali, incluse quelle statunitensi ed europee. Le autorità ucraine hanno pubblicato prove di questi componenti sul loro portale governativo, citando l’utilizzo di microcontrollori, antenne e trasmettitori, e indicando diverse aziende occidentali coinvolte.
Nonostante le sanzioni internazionali mirate a limitare la capacità del Cremlino di ottenere componenti strategici, l'Ucraina continua a rinvenire materiali di origine occidentale all'interno dei sistemi d'armamento russi, inclusi missili e droni. Un recente aggiornamento di intelligence del Ministero della Difesa britannico ha messo in evidenza l'aumento dell'impiego da parte russa di droni d'attacco unidirezionali e la probabile continuazione di tale strategia, considerando l'espansione dei siti di lancio russi e la capacità produttiva attuale. Nelle ultime settimane, l'aeronautica ucraina ha riferito di un attacco senza precedenti da parte della Russia, con 145 droni lanciati in una singola notte, di cui 62 sono stati intercettati. Inoltre, decine di droni sono stati catalogati come "dispersi" in varie regioni, mentre dieci droni hanno lasciato lo spazio aereo ucraino ed sono stati intercettati verso la Moldavia, la Bielorussia e persino di ritorno verso la Russia.
Sulla questione, è intervenuto il ministro degli Esteri moldavo, Mihai Popșoi, il quale ha condannato l'incidente, evidenziando il rischio per i propri cittadini e denunciando le aggressioni russe nel contesto della
crescente escalation del conflitto. Questo scenario evidenzia non solo le sfide della guerra moderna, ma anche l'importanza di un monitoraggio costante e di una risposta coordinata da parte della comunità internazionale.