22 Ottobre 2024 09:44
L’agente indagato per l’omicidio di Moussa Diarra, 26 anni, ha fornito la sua versione dei fatti in un interrogatorio di 3 ore. Il poliziotto è iscritto al registro degli indagati per quanto accaduto alla stazione di Verona nella giornata di domenica. “Sono molto dispiaciuto, ma non avevo scelta”.
Nel corso dell'indagine per la morte di Moussa Diarra, il 26enne ucciso da un poliziotto alla stazione di Verona domenica 20 ottobre, le autorità saranno chiamate ad accertare se vi sia stato o meno un eccesso di difesa. L'agente avrebbe risposto a tutte le domande degli inquirenti, ricostruendo con precisione i fatti. "Sono molto dispiaciuto per quanto successo – avrebbe detto il poliziotto al suo difensore, Matteo Fiorio -. Non avevo altre alternative".
L'agente indagato ha lavorato per 29 anni con le forze dell'ordine, trascorrendoli quasi interamente nelle volanti. Secondo quanto ricostruito, il poliziotto avrebbe esploso tre colpi di arma da fuoco contro il 26enne originario del Mali dopo che quest'ultimo aveva mostrato un coltello a un collega durante un controllo.
In attesa della disposizione delle perizie medico-legali e balistiche, l'agente potrà nominare i suoi consulenti dopo l'iscrizione al registro degli indagati. Secondo l'avvocato Fiorio, il poliziotto ha reso "fin da subito un pieno interrogatorio per chiarire tutta la dinamica in tempi ravvicinati, per non dimenticare nulla di quanto successo".
"Ha risposto a tutte le domande con precisione e professionalità – ha sottolineato – la stessa con cui ha provato a soccorrere il 26enne ferito in attesa dell'ambulanza".
Il poliziotto si sarebbe mostrato subito disponibile a fornire la sua versione dei fatti al pubblico ministero Maria Diletta Schiaffino. Per tre ore ha ricostruito dettagliatamente l'accaduto. Il capo della Procura ha chiarito che ora bisognerà verificare se sussista l'eccesso di difesa. "Situazione che si ha quando una reazione è esagerata. Non c'è volontà di commettere un reato, ma viene meno la proporzionalità tra difesa e offesa".
Le autorità hanno preso contatti con il fratello del 26enne che quest'oggi, insieme a Mahmoud Idrissa Boune, presidente dell’Alto Consiglio dei maliani d’Italia, parteciperà a un incontro in Procura insieme ai rappresentanti dell’Ambasciata a Roma e del Consolato onorario a Padova.
"Sono in contatto con il ministro per i Maliani all’estero, il quale mi ha chiesto una relazione – ha sottolineato Boune -. Cercheremo di capire la dinamica dell’accaduto: la legge è uguale per tutti, ma non possiamo accettare che un poliziotto spari al petto di un uomo. Per questo siamo pronti a costituirci parte civile al fianco della famiglia, nell’eventuale processo".