"No al regolamento di conti". L'appello di Prodi e Monti per Fitto

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I due ex presidenti del Consiglio si appellano al senso di responsabilità di Popolari e Socialisti per non creare una grave crisi istituzionale in Europa

"No al regolamento di conti". L'appello di Prodi e Monti per Fitto

In sostegno di Raffaele Fitto come prossimo vicepresidente della Commissione europea arriva anche l'endorsement di due importanti ex presidenti del Consiglio: Romano Prodi e Mario Monti. Già rispettivamente presidente del governo Ue e commissario al mercato interno, i due affidano il proprio auspicio a una nota congiunta affinché il von der Leyen bis possa ufficialmente partire a breve nonostante la resistenza dei Socialisti europei, che la scorsa settimana avevano fortemente criticato la scelta ricaduta sul ministro delle Politiche di Coesione e del Pnrr in quanto appartena e alla famiglia dei Conservatori.

Dopo l'appoggio esplicitato da Sergio Mattarella, Prodi e Monti sostengono che per anni si sono sempre augurati che le scelte dell'Unione europea fossero "animate dal dibattito tra le forze politiche, anche per accrescere nei cittadini la consapevolezza delle grandi poste in gioco. Quando è condotto con serietà e rigore, il voto del Parlamento europeo sui candidati commissari è una componente essenziale di questo processo democratico".

Se però tutto questo "diventa un modo per scaricare sull'Europa regolamenti di conti tra partiti, perdono credibilità sia la politica sia l'Europa". Ecco perché quindi, in questo momento, con le enormi sfide che l'Unione europea deve fronteggiare ad Est e ad Ovest, i due ex premier confidano che, "davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto, non prevalgano le tensioni intestine, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i Popolari e i Socialisti".

Queste tensioni porterebbero a un "grave conflitto tra Parlamento e Commissione, proprio i due fattori di spinta verso un'Europa più unita.

Potrebbe addirittura derivarne la caduta della Commissione Von der Leyen 2, dopo una gestazione di cinque mesi e prima ancora della sua entrata in caricare", proprio quando i cambiamenti nella politica americana "ci obbligano a costruire un'Europa più forte e più coesa. Il mondo intero guarderebbe all'Europa con derisione". Per questi motivi, si auspica "che in questo grave momento prevalga in tutti il senso di responsabilità", concludono.

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