A Bologna, il ricercatore egiziano si unisce ai pro Pal mentre a Milano i manifestanti esprimono solidarietà ad Hannoun, destinatario di un foglio di via
Manifestazione scarsamente partecipata quella di oggi a Bologna per la Palestina organizzata dai Giovani Palestinesi. In piazza dell'Unità c'erano appena un centinaio di persone, che hanno scandito i soliti slogan e ribadito e le solite pretese. Niente di nuovo, dopo tutto, e se non ci fosse stato Patrick Zaki non sarebbe nemmeno stata degna di nota. L'ex studente egiziano, ora dottorando all'università Normale di Pisa, è spesso a Bologna ospite di centri sociali e nelle piazze per manifestare in favore della Palestina. Oggi ha preferito non rilasciare dichiarazioni ala stampa ma, al posto suo, ci hanno pensato gli altri presenti del movimento: "Siamo in piazza perché a Gaza continua ad andare avanti un genocidio i cui morti si sommano di giorno in giorno".
Un po' più partecipata, pur senza "vip", la manifestazione di Milano di questo pomeriggio, sebbene siano lontani i numeri dello scorso anno. I cortei sono ormai nell'ordine di qualche centinaio di persone, non di più, che si radunano e sfidano le nebbie e il freddo milanese. Ci sono i soliti noti, a Bologna come a Milano, sempre gli stessi ormai, che rappresentano le sigle principali, come Giovani Palestinesi e Cambiare Rotta, ci sono a volte i centri sociali e poi qualche altro gruppo "indipendente". Oggi Milano non ha fatto mancare il suo sostegno a Mohammad Hannoun, presidente dell'Associazione palestinesi in Italia, che ha ricevuto il foglio di via per quanto detto lo scorso sabato durante la manifestazione. Tante durante le manifestazione le dichiarazioni contro la "politica securitaria che vuole bloccare il movimento" pro Pal, quando si tratta di provvedimenti adottati per la sicurezza nazionale a fronte di comportamenti illegali tenuti dai manifestanti in generale.
Il clima di tensione che si respira nelle piazze sta superando la soglia di guardia, il rischio è quello che si superi un punto di non ritorno e che si precipiti nel caos. "Io credo che gli episodi di antisemitismo e di violenza contro la polizia di questi ultimi giorni debbano costituire per tutti, senza distinzione di maggioranza o opposizione, un segnale di allarme. Io l'ho detto più volte, non chiederò mai il divieto di una manifestazione, non foss'altro perché a me ne hanno vietate talmente tante da ragazzo che non me la sentirei", ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa. "Io credo che dalla vicenda di Sergio Ramelli dovremmo trarre un concetto importantissimo, che vorrei che tutti potessero conoscere. Attenzione, stiamo prendendo una china che assomiglia all'inizio di queste vicende", ha proseguito. E poi ha aggiunto: "Non dobbiamo arrivare al latte versato, fermiamoci prima. Non criminalizziamo inutilmente chi non c'entra, ma sappiamo che anche se dovessero essere una minoranza tra quelli che manifestano, sono le avanguardie delle 'chiavi'".
Da parte del presidente del Senato, poi, anche un ammonimento sul caso, e sulla memoria, di Ramelli: "Lo dico ai giovani di destra, anche a quelli di Fratelli d'Italia. È un errore utilizzare la memoria di Ramelli come memoria di parte. Negli anni immediatamente successivi al suo assassinio abbiamo fatto uno sforzo sincero perché la sua memoria non fosse di parte. Era per elevarlo a monito contro ogni violenza".
Capisco, ha concluso, "che ci sia chi crede giusto e corretto ricordare Sergio per appartenenza ma bisognerebbe invece ricordarlo da parte di tutti come simbolo contro ogni violenza". Per tali ragioni, ha spiegato che lui partecipa sempre alla commemorazione istituzionale con il sindaco di Milano e mai alle commemorazioni di appartenenza.