Pd, Schlein in campo: «No al terzo mandato, ora De Luca si fermi»

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Dopo settimane di rumors sul destino di De Luca, è la Schlein a dare la linea politica del partito ai consiglieri regionali dem.

«I mandati del governatore finiscono qui, è fuori luogo votare la norma che approderà in consiglio: la linea del Pd è questa», dice in sostanza la segretaria nazionale riferendosi alla legge che, recependo la norma nazionale sul limite dei due mandati, di fatto, aprirebbe una strada ad una ricandidatura dell’ex sindaco di Salerno. Non una doccia a freddo se tra la Schlein e il diretto interessato c’è stata una telefonata la sera precedente. «Ti devi fermare», dice in sostanza la segretaria; «vado avanti», ribadisce il governatore. Segue, siamo a ieri, una giornata sulle montagne russe per il gruppo del Pd campano messo, di fatto, davanti ad una scelta: o con il partito o con De Luca. Ma cosa accadrà si saprà solo martedì (ore 10.30) nell’aula del consiglio regionale dove è già stata fissata la seduta per la norma. «Un momento bruttissimo: siamo ad un bivio», confessa un consigliere dem prima di chiudersi con i colleghi in una lunga riunione che sembra più una seduta di autocoscienza collettiva. Almeno finché De Luca, sono quasi le 19, si presenta a sorpresa. È lo showdown definitivo.

Il caso

La riunione fissata per le 11 viene spostata di mezz’ora. È una videocall: da un lato i consiglieri regionali, dall’altro il commissario del partito Antonio Misiani e Igor Taruffi responsabile dell’organizzazione dem. Ma a sorpresa si collega anche la Schlein che rasserena gli animi. Da settimane, infatti, il capogruppo Mario Casillo aveva chiesto un incontro proprio con la Schlein per chiarire il da farsi. A cominciare dalla norma Zaia che De Luca ha imposto a tappe forzate alla sua maggioranza, dem compresi costretti a digerire di malavoglia. «Non ho, voglio chiarirlo subito, alcun pregiudizio nei confronti dei consiglieri regionali della Campania. Non badate - premette la Schlein - a cosa è uscito sui giornali ma volevo parlarvi io direttamente». Segue la linea del partito. Eccola: è sbagliato, argomenta sempre la segretaria, portare in aula questo provvedimento ora. Queste, aggiunge, sono norme, che si approvano ad inizio e non a fine legislatura. Come in questo caso. A ruota i consiglieri si sfogano. Da Gennaro Oliviero all’irpino Maurizio Petracca: «Sono settimane che ci sentiamo sott’attacco. Un incontro poteva esserci prima». Già. Perché la norma sui mandati, messa sul tavolo solo la settimana a scorsa da De Luca e portata frettolosamente in commissione, se la sono visti praticamente piombare praticamente in faccia.

Video

Poi la Schlein mette i consiglieri davanti alla cruda realtà. «Nessun diktat ma la linea politica del partito è questa: stoppare la norma», scandisce. E aggiunge dopo: «De Luca non è il nostro candidato». Ai consiglieri, quindi, li mette davanti ad una scelta: nessuno viene cacciato ma votare il provvedimento significa mettersi fuori dal perimetro del partito. Il bivio, quindi è netto stavolta: o con il Pd, quello nazionale, o con De Luca. Non è più tollerabile, insomma, per i consiglieri dem tenere i piedi in due scarpe. E al Nazareno hanno messo anche già in conto che del gruppo di 8 consiglieri, 2-3 possano votare quel provvedimento. Anche se per venire incontro alle richiese del congresso, ieri si decide di prorogare il commissario Misiani per 4 mesi e non per un anno.

Difficile però è ora uscire comunque dal cul de sac in cui il Pd campano si è infilato. Il capogruppo Casillo fa notare che il provvedimento è ormai incardinato e addirittura ieri pomeriggio è fissata una riunione della I commissione. La Schlein prende appunti, segna le date. Qualcun altro fa notare come la norma di recepimento della legge nazionale è stata fatta anche in altre regioni, non c’ nessun via libera automatico a De Luca. «L’opinione pubblica, la base del Pd metterà tutto sullo stesso piano. E se la norma è ormai incardinata - suggerisce la Schlein - nessuno impedisce che si possa rallentare». Come devono deciderlo ora i consiglieri che, nel frattempo, a vertice concluso decidono di non presentarsi alla seduta fissata in I commissione. Facendo rimandare tutto a domani. È un modo per prendere tempo. Chiarirsi all’interno del gruppo dem dove le posizioni sono divergenti. Tra chi vuole uno stop e chi ritiene che si possa andare avanti perché la legge non apre in automatico al terzo mandato. Sino alla riunione in cui a sorpresa si presenta De Luca. Anche lui, come la Schlein, vuole sapere da che parte stanno i consiglieri.

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