Per il Tesoro Usa è già lite tra Musk e il team di Trump

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L’ex Fed Warsh o Rowan in lizza. Malumori per l’ingerenza di Elon

Per il Tesoro Usa è già lite tra Musk e il team di Trump

Resa dei conti nella corsa al Tesoro americano, dove il tutti contro tutti si potrebbe trasformare in un duello a due. La rosa di nomi per guidare uno dei dicasteri cruciali della prossima amministrazione di Donald Trump ha scatenato una durissima battaglia all’interno dello staff del presidente eletto e con il «first buddy» (il primo amico, così è stato soprannominato) Elon Musk, la cui influenza non piace al transition team.

La decisione sul segretario al Tesoro era attesa entro lo scorso fine settimana, ma ora il tycoon sta considerando alternative rispetto ai principali candidati, e avrebbe rallentato il processo di selezione per effettuare la scelta migliore (uno dei requisiti richiesti è l'impegno ad applicare i dazi). Trump ora sta valutando l’ex governatore della Fed Kevin Warsh, secondo alcune fonti del New York Times, e anche il miliardario di Wall Street Marc Rowan. The Donald li dovrebbe incontrare entrambi a Mar-a-Lago in settimana dopo aver avuto ripensamenti sui nomi in pole, l’investitore Scott Bessent e l’amministratore delegato di Cantor Fitzgerald (e alfiere delle criptovalute) Howard Lutnik. Secondo indiscrezioni in particolare quest’ultimo di recente avrebbe perso quota e inizierebbe a irritare Trump, che ritiene abbia manipolato il processo di transizione in suo favore.

Come riferisce Axios, il nome dell'ex governatore della Federal Reserve e del co-fondatore di Apollo sono emersi in seguito alla lotta intestina che si è scatenata all'interno dello staff del presidente-eletto su chi ricoprirà l’incarico. Bessent sarebbe ancora in fase di valutazione, pure come possibile candidato per guidare il Consiglio economico nazionale della Casa Bianca. La tensione fra i consiglieri del prossimo comandante in capo comunque è alta: nei giorni scorsi si è consumato un duro scontro fra Boris Epshteyn, il legale fedelissimo di Trump, e l’onnipresente Musk sulle nomine, il quale avrebbe contestato l'eccessiva influenza dell’avvocato sulle scelte per il ministero della giustizia e l'avrebbe accusato di fornire ai media dettagli sulla transizione. Il patron di Tesla, SpaceX e X sta cercando di usare il suo potere per il timoniere del Tesoro, posizione in cui vorrebbe Lutnick.

«Molti nella squadra non sono contenti», hanno riferito alcune fonti al Washington Post parlando di Elon, che sembra comportarsi come un «co-presidente», spingendosi ben oltre a quello che dovrebbe essere il suo ruolo e innervosendo l’entourage con la sua presenza costante.

Intanto il team di Trump sta valutando di fissare come priorità per il dipartimento dei Trasporti un allentamento delle regole per le auto senza conducente, come riporta l'agenzia Bloomberg, e se l’operazione avesse successo andrebbe ovviamente a diretto vantaggio di Musk, che spinge per il lancio del suo robotaxi. Sulla scia delle indiscrezioni riguardo la possibile mossa sulle auto autonome, Tesla è in crescita a Wall Street, con i titoli che guadagnano il 6,2%.

Sul fronte dell’immigrazione, invece, il tycoon ha fatto intendere di voler utilizzare l’esercito per le espulsioni di massa di immigrati privi di documenti dagli Stati Uniti.

Commentando un post sul suo social media Truth di Tom Fitton, presidente dell’influente gruppo conservatore Judicial Watch, nel quale si riportava la notizia che il presidente eletto «utilizzerà risorse militari per combattere l'invasione di Biden», Trump ha risposto: «Vero». L’idea di utilizzare l’esercito al confine meridionale, peraltro, era già stata lanciata dall’allora candidato repubblicano in campagna elettorale, e ora ha intenzione di rispettare la promessa fatta agli elettori.

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