I profili rinvenuti sugli abiti di Pierina Paganelli, in tracce così esigue, potrebbero davvero avere una valenza in termini di ricostruzione della dinamica omicidiaria e di individuazione del colpevole?
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
Sono ancora parziali i risultati resi noti in riferimento agli accertamenti irripetibili effettuati dal genetista Emiliano Giardina, perito del Giudice per le indagini preliminari, su 15 reperti. Tra questi anche degli indumenti in uso a Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, uccisa lo scorso 3 ottobre con 29 coltellate nel garage condominiale della sua abitazione.
Su questi reperti, due in particolare, cioè sulla gonna indossata da Pierina, in prossimità della vita, e sulla sua maglietta, all’altezza della spalla, in prossimità di una coltellata che la donna avrebbe ricevuto tra spalla e braccio, sarebbero stati isolati due differenti profili genetici femminili. Al momento invece non sarebbe emerso il DNA di Dassilva.
Per effettuare questi esami, con la formula dell’incidente probatorio, sarebbe stato utilizzato un super laser, la crime-lite, in grado di rilevare anche le tracce più esigue.
Gli avvocati difensori di Dassilva hanno affermato che questi ultimi risultati escluderebbero la presenza del 34enne indagato sulla scena del crimine.
Molto probabilmente ora si tenterà di effettuare una comparazione tra i profili genetici rinvenuti sugli abiti della Paganelli e le persone di sesso femminile che potrebbero essere entrate in contatto con lei o con il suo cadavere. Prima tra tutte, le persone che hanno soccorso la donna dopo il ritrovamento del corpo.
Una notizia, questa, che a più di un anno dall’omicidio, sembra lasciare spazio ad un possibile colpo di scena, ma è davvero così? I profili rinvenuti sugli abiti di Pierina, in tracce così esigue, potrebbero davvero avere una valenza in termini di ricostruzione della dinamica omicidiaria e di individuazione del colpevole?
Va premesso che in ogni interazione che ognuno di noi ha con altre persone lascia e riceve materiale biologico, che solitamente viene rinvenuto poi in scarse o scarsissime quantità. Questo può avvenire sia attraverso il contatto diretto che abbiamo con qualcuno o con un oggetto, o un soggetto che era stato precedentemente contaminato e in questo caso si parla di "trasferimento secondario". In una situazione del genere potrebbe essere rilevabile pertanto il Dna di un soggetto con il quale non si è mai venuti direttamente in contatto. Ma più frequentemente è possibile che il Dna di un’altra persona venga rilasciato sui nostri indumenti attraverso una conversazione o comunque una prossimità che non preveda un contatto fisico. È il caso in cui ci troviamo a parlare con qualcuno e questa persona rilascia su di noi (e noi su di lei) e sui nostri abiti micro schizzi di saliva o quando siamo vicini a qualcuno che fa uno starnuto o tossisce senza aver cura di coprirsi naso e bocca.
Tornando al caso specifico, non è possibile, al momento, escludere che quelle tracce biologiche rinvenute sugli abiti indossati da Pierina la sera che è stata uccisa possano essere state depositate da chi è intervenuto nelle fasi di soccorso o anche da chi è venuto in contatto con la donna quella sera o nei giorni precedenti. Va ricordato infatti che se da un lato non sappiamo se gli indumenti che Pierina indossava quella sera fossero puliti o fossero stati utilizzati dalla stessa altre volte, abbiamo la certezza che prima di essere uccisa la donna aveva partecipato ad una riunione dei testimoni di Geova nel corso della quale è sicuramente venuta in contatto con altre persone.
Appare rilevante considerare, nella valutazione dei risultati emersi, che quello di Pierina Paganelli sembra essere stato un omicidio premeditato nei minimi dettagli, da qualcuno che l’ha intercettata al rientro dall’adunanza e l’ha uccisa nel giro di pochi secondi. Ricostruzione questa che è stato possibile effettuare attraverso l’analisi dell’audio dell’omicidio, registrato da una telecamera privata posta all’interno di uno dei box condominiali. Un omicidio per il quale, pertanto, l’assassino avrebbe avuto modo di adottare accortezze che gli evitassero di lasciare tracce di sé sulla scena del crimine. Una scena, quella che si è presentata a chi è intervenuto nelle fasi di soccorso, che appare piuttosto compatibile con un’attività di staging, di manomissione e modifica cioè della scena stessa.
Pierina Paganelli infatti, lo ricordiamo, uccisa con 29 coltellate, venne rinvenuta come adagiata e perfettamente ri-composta, all’interno del vano ascensore, come più volte riferito in diverse circostanze da sua nuora Manuela Bianchi. La borsa trattenuta con il braccio sinistro, il suo contenuto ancora all’interno della stessa, nonostante la cerniera fosse completamente aperta, gli abiti in ordine, fatta eccezione di un profondo taglio attraverso il quale le sono stati lacerati gli slip e la gonna, ai piedi indossava ancora i sandali, perfettamente calzati. Insomma, una serie di elementi e condizioni che appaiono difficilmente compatibili con l’efferatezza dell’aggressione che ne ha cagionato la morte, ma piuttosto con l’intervento, in un secondo momento, di una mano che, non è possibile escluderlo a priori, potrebbe essere diversa da quella che l’ha uccisa.
Sarà pertanto indubbiamente interessante attendere i risultati della comparazione dei nuovi profili rinvenuti sugli abiti della donna, senza avere però l’aspettativa che questi possano portare a nuove verità.