Sfilata dei leader del Sud globale. Abbraccio con lo Zar: "Un'amicizia oltre il caos"
Si scrive Brics ma si legge soprattutto Vladimir Putin e Xi Jinping. Perché vanno bene i discorsi su un'alleanza che metta insieme i Paesi del Sud del mondo ma la teoria si scontra con una realtà in cui Russia e Cina pensano a sé ai propri interessi, che cozzano contro la Nato, anche se in maniera differente. Se Putin infatti vuole mostrarsi tutt'altro che isolato dal resto del mondo e vuole quanti più stati possibili al suo fianco contro il nemico a stelle a strisce, il leader cinese continua a sguazzare nella su ambiguità, facendo affari con Mosca e appoggiandola ma senza mettersi troppo in evidenza e senza mai rompere i rapporti con Washington. In ogni caso è stato il faccia a faccia tra i due a catalizzare le attenzione della giornata inaugurale del vertice dei Brics di Kazan.
Russia, Cina, Brasile, India e Sudafrica, oltre ai nuovi arrivati Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi, con l'Arabia Saudita che partecipa anche senza ancora essere membro e la Turchia di Erdogan invitata come ospite, benché sia membro attivo della Nato. A proposito di ambiguità. Tutti concentrati in programmi vari che passano in secondo piano di fronte ai principali azionisti del gruppo. «La Russia e la Cina intendono rafforzare la cooperazione per garantire la stabilità internazionale», ha detto Putin. Chiaro il tentativo di spingere sull'alleato forte per avere sostegno, dopo aver incassato più di un rifiuto riguardo gli aiuti militari. E nel contempo, contrastare il dominio americano che tanto lo disturba. Più posato, come sempre, ma stranamente ciarliero il leader comunista cinese. «Il mondo sta subendo profondi cambiamenti, senza precedenti in un secolo. La situazione internazionale è caotica, ma sono fermamente convinto che la profonda amicizia che lega Cina e Russia di generazione in generazione non cambierà», ha detto dopo il faccia a faccia durato circa un'ora. Xi ha parlato di «coordinamento strategico generale e la cooperazione pratica in vari campi che hanno contribuito al benessere dei popoli cinese e russo e hanno dato un contributo significativo alla difesa dell'equità e della giustizia internazionale» e con «molte nuove opportunità per dare un contributo al futuro dell'umanità», che vuol dire un po' tutto e niente.
Le noti meno piacevoli per il padrone di casa russo, arrivano sul fronte del conflitto che vede Putin protagonista attivo e principale in Ucraina. Se Xi in concreto non ha mai condannato apertamente l'aggressione russa, nemmeno ha fornito aiuti diretti e concreti all'amico Vladimir e torna a chiedere per l'ennesima volta l'istituzione di colloqui di pace e il rispetto dell'integrità territoriale di tutti i Paesi, compresa l'Ucraina. Certo, ambiguo, ma in ogni caso non una dichiarazione di sostegno come Putin aspetta e spera da oltre due anni.
Sul fronte bellico, anche il leader indiano Modi parla di pace e dialogo. E farlo in caso di Putin ha un peso specifico non da poco. «Siamo stati in contatto costante per il conflitto tra Russia e Ucraina - ha detto il presidente indiano dopo aver incontrato lo Zar - Crediamo che le controversie debbano essere risolte solo pacificamente. Sosteniamo totalmente gli sforzi per ripristinare rapidamente la pace e la stabilità», ha aggiunto, candidandosi nuovamente a un ruolo di mediatore.
E a proposito di potenziali mediatori, oggi arriva a Kazan anche il presidente turco Erdogan, un altro che ama tenere il piede in due scarpe, anche in tre a volte. Mentre l'attesa maggiore è per l'incontro di Putin, domani invece, con il segretario dell'Onu Guterres, il primo dal 2022. E qui, l'ambiguità non è ammessa. O almeno si spera.