I dati Unimpresa certificano una impressionante battuta d'arresto della Regione proprio nei tre mesi in cui le indagini hanno tenuto sotto scacco l'amministrazione
Quanto costa la malagiustizia in termini di Pil? Il 18,5% in tre mesi. Un dato empirico. Basta guardare cosa è successo in Liguria, soppesando i numeri dei primi nove mesi di quest'anno. Secondo i dati forniti da Unimpresa, la Liguria è la Regione che a fine settembre risulta essere cresciuta dannatamente meno rispetto alle altre, quando persino le solite Cenerentole - Campania, Sicilia e Calabria - hanno chiuso con il segno più. Mentre in tutta Italia il dato medio del fatturato delle aziende nei nove mesi è calato dell'1,3%, la Regione guidata da Giovanni Toti agli arresti domiciliari (a causa dell'inchiesta giudiziaria da cui è uscito con il patteggiamento) ha segnato un clamoroso tonfo: -18,5% con quasi 9 miliardi di Pil territoriale (che esprime il fatturato di aziende e partite Iva dell'area) persi per strada, dai 48 del 2023 si è passati a 39 miliardi quest'anno. Come è stato possibile? Non che quello in corso sia un anno particolarmente esaltante per l'economia nazionale, se è vero che la battuta d'arresto ha colpito anche regioni come Lombardia (-0,7% a quota 723 miliardi) e Lazio (-3,1% a quota 379 miliardi); ma quanto accaduto in Liguria ha del clamoroso anche per il più prudente fra gli studiosi delle dinamiche economiche. Basti dire che il crollo registrato da Unimpresa, non riguarda i nove mesi bensì i tre mesi che vanno da luglio a settembre, visto che a fine giugno Bankitalia comunicava che «nel primo semestre l'attività economica in Liguria è sostanzialmente positivo». Guarda caso si tratta dei tre mesi nei quali la magistratura genovese l'ha fatta da padrone con metodi alquanto discutibili, di fatto paralizzando l'attività della Regione. È chiaro che con un governo a sovranità limitata, con un'amministrazione tenuta sotto scacco dalla Procura con accuse che si sono alla fine limitate a una condanna poco più che bagatellare per il governatore, le imprese ci hanno pensato dieci volte prima di investire un euro. Non a caso la perdita è interamente da imputare al settore manifatturiero (-58,4%) e ai servizi collegati (fornitura di energia e autonoleggi), all'interno del quale operano le industrie di abbigliamento, metalmeccanica e nautica, fabbriche piccole e grandi, in sostanza le attività che più di altre richiedono stabilità e certezza di governo. È superfluo aggiungere che il danno reputazionale per il territorio si è sommato al danno economico per imprese e posti di lavoro. Uno sfregio che non sarà facile cicatrizzare anche per il successore di Toti, l'ex sindaco di Genova Marco Bucci, che non ha caso ha confermato cinque degli otto assessori uscenti e nonostante un centrodestra che è riuscito ad avere la meglio alle urne, segno che le ombre e il fango sull'amministrazione uscente non sono servite a distogliere l'opinione pubblica dai successi e dalle intuizioni di Toti. Che, va sottolineato, ha avuto il merito di tenere la barra dritta durante la tempesta giudiziaria, facendo prevalere l'istituzione Liguria al suo stesso interesse con le dimissioni e il via libera a nuove elezioni. Lanciando anche un appello alla politica: quousque tandem abutere, fino a che punto la malagiustizia potrà abusare della politica, rovinare le carriere e affossare i territori senza che il Parlamento ponga rimedio? Non è più solo una questione di governo, ma soprattutto economica. Ce lo dicono i 18,5 punti di Pil territoriale sottratti alle tasche dei liguri che nessuno darà loro indietro.
Ma tolti anche al patrimonio di tutti gli italiani, visto che quei 9 miliardi in meno di fatturato ligure rappresentano il 30% dei 32 miliardi accusati dal dato nazionale. Alla faccia della responsabilità civile dei magistrati che sbagliano e che non pagano mai.