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Sicurezza a lungo termine e grande efficacia, in quale misura il medicinale arresta la progressione della disabilità
Nuovi e incoraggianti risultati arrivano dal mondo della medicina per quanto concerne la dura lotta contro la sclerosi multipla, patologia infiammatoria cronica, demielinizzante e neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale: a presentare l'efficacia di un nuovo farmaco impiegato nelle terapie sono stati i partecipanti al congresso annuale della Società Italiana di Neurologia.
Si tratta della cladribina, un medicinale somministrato ai pazienti in compresse e il cui utilizzo è stato monitorato con grande attenzione, rivelando non solo un solido profilo di sicurezza anche a lungo termine ma soprattutto una notevole risposta nei pazienti affetti dal terribile male. Ma in che modo questo nuovo farmaco agisce e che benefici porta ai soggetti colpiti da sclerosi multipla?
Innanzitutto si tratta di una terapia poco invasiva, sia per tipologia di somministrazione che per tempistiche, venendo assunto dai pazienti per due settimane in un mese e poi successivamente interrotto per un anno. "Si ripete poi questo ciclo l’anno successivo, e per 4 anni", precisa il Direttore UOC di Neurologia dell'Ospedale San Camillo di Roma Claudio Gasperini, "se il paziente è rispondente è libero da qualunque tipo di terapia, ma soprattutto è libero da attività di malattia".
I dati a disposizione degli specialisti dimostrano chiaramente a quattro anni dalla somministrazione i benefici del nuovo farmaco "sulla progressione della disabilità e sull'infiammazione a livello centrale, oltre agli effetti sulla ricostituzione immunitaria nei pazienti trattati". Una nuova speranza, quindi, per tutti quei pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante ad elevata attività di malattia.
Durante il congresso è stato anche assegnato il Premio Merck per l’Innovazione Digitale in Neurologia, un evento patrocinato dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla e dalla Società Italiana di Neurologia. A ricevere il riconoscimento il dottor Pasquale Arpaia, docente di misure elettriche ed elettroniche presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Il suo progetto ha l'obiettivo di rilevare in modo precoce la sclerosi multipla anche quando la malattia, nelle fasi iniziali, non dà sintomi specifici, utilizzando informazioni generate dallo smartphone dei pazienti e successivamente elaborate tramite l'intelligenza artificiale.
"Direttamente dal cellulare riusciamo a estrarre le pause, gli inceppi, le esitazioni che sono sintomi precoci della malattia", puntualizza il professore.
"Il progetto prevede il monitoraggio nell’utilizzo quotidiano del telefono cellulare e, dall’iterazione con tutte le app utilizzate dall’utente", aggiunge in conclusione l'esperto, "siamo in grado di individuare i cambiamenti anche impercettibili nel comportamento".